Dic 122016
 

DOLMANCÉ: Ebbene, poiché le tue decisioni sono irreversibili, avrai soddisfazione, Eugénie, te lo giuro; ma permettimi alcuni consigli che diventeranno di grande necessità per te prima che tu agisca. Non farti scappare mai con nessuno questo segreto, mia cara, e soprattutto agisci da sola: nulla di più pericoloso dei complici! Bisogna diffidare sempre, anche di quelli che riteniamo ci siano fedelissimi: «Bisogna», diceva Machiavelli, «o non avere mai dei complici o disfarsene appena ce ne siamo serviti». E non è tutto: la finzione è indispensabile, Eugénie, per i progetti che hai in mente. Stai vicina più che mai alla tua vittima prima di eliminarla; fai finta di compatirla o di consolarla; coccolala, dividi le sue pene, giurale che l’adori; ancor più, convincila di questo: la falsità in alcuni casi potrebbe non essere sufficiente. Nerone accarezzava Agrippina sulla stessa barca che doveva farla naufragare; tieni presente questo esempio, imitalo, usa tutta la furberia che potrà suggerirti il tuo spirito. Se la menzogna è sempre necessaria alle donne, diventa più indispensabile soprattutto quando vogliamo ingannare qualcuno.

EUGÉNIE: Ricorderò queste lezioni e le metterò in pratica senz’altro; ma approfondiamo il discorso, vi prego, su questa falsità che voi consigliate alle donne di praticare. Credete dunque che sia un modo di comportarsi assolutamente essenziale su questa terra?

DOLMANCÉ: Non ne conosco uno altrettanto essenziale per vivere; una realtà ve ne proverà l’indispensabilità: tutto il mondo la usa. E allora, vi domando, come farà un individuo sincero a non finire male in mezzo a una società di falsi? Se è vero, come lo è indiscutibilmente, che le virtù sono di qualche utilità nella vita civile, come volete che chi non ha volontà, potere o dono di una qualche virtù (caratteristica comune di moltissime persone), come volete che un tipo simile non sia essenzialmente obbligato a fingere per ottenere a sua volta un po’ della porzione di felicità che dei concorrenti gli rapiscono? E allora è proprio la virtù in sé o il suo aspetto esteriore, che diventa realmente importante per l’uomo in mezzo alla società? Non c’è dubbio che gli è sufficiente il suo aspetto esteriore; possedendo questo, ha tutto quanto occorre. Dal momento che a questo mondo ci si limita alla superficialità, non è sufficiente mostrare l’aspetto esteriore? Convinciamoci del resto che la pratica delle virtù non è utile che a colui che la possiede; gli altri ne traggono così scarsi vantaggi che, per quanto chi deve vivere con noi appaia virtuoso, è perfettamente lo stesso che poi in realtà lo sia o no. La falsità d’altronde è sempre un mezzo sicuro per riuscire; chi la possiede acquista necessariamente una specie di priorità su colui che è in relazione o in corrispondenza con lui: incantandolo con tutta una messa in scena, lo convince e ogni cosa gli va bene. Se mi accorgo che sono stato ingannato da qualcuno, devo prendermela con me stesso, e quell’infingardo ha ancor più la meglio specialmente perché io per orgoglio non reagisco; il suo ascendente su di me sarà sempre evidente. Lui avrà ragione e io torto, lui si metterà in mostra mentre io starò in disparte, lui si arricchirà mentre io finirò in rovina, e standomi sempre sopra si accattiverà ben presto l’opinione pubblica; e a quel punto, per quanto io l’accusi, nessuno mi ascolterà. Diamoci dunque con coraggio e senza sosta alla più insigne falsità; guardiamo a essa come alla chiave di ogni grazia, favore, reputazione e ricchezza, e ripaghiamo con il piccante piacere di comportarci da smaliziati quel piccolo disappunto di esserne stati delle vittime!

SAINT-ANGE: Penso che su questo argomento abbiamo discusso abbastanza. Eugénie è convinta; ci vuole calma e coraggio: agirà quando vorrà. Ora ritengo sia necessario continuare invece a discutere sui differenti capricci degli uomini nel libertinaggio; è un campo piuttosto vasto, passiamolo in rassegna! Non mettiamo da parte la teoria, mentre iniziamo la nostra alunna ad alcuni misteri della pratica!

DOLMANCÉ: I particolari libertini delle passioni dell’uomo, signora, non hanno poi tanto bisogno d’istruzione per una ragazza che, come Eugénie soprattutto, non è destinata a fare il mestiere della prostituta. Lei si sposerà e in tal caso c’è da scommettere dieci contro uno che suo marito non avrà per niente certi gusti; altrimenti il comportamento è facile: molta dolcezza e compiacenza, e parallelamente molta falsità e ricompensa di nascosto. Poche parole che dicono tutto. Se comunque la vostra Eugénie desidera qualche analisi dei gusti dell’uomo nell’azione di libertinaggio, per esaminarli più sommariamente li ridurremo a tre: la sodomia, le fantasie sacrileghe e i gusti crudeli. La prima passione oggigiorno è di dominio pubblico; vediamo di aggiungere qualcosa a quanto già detto. È divisa in due classi, attiva e passiva: l’uomo che incula, un ragazzo o una donna, commette sodomia attiva; è sodomita passivo chi si fa inculare. È stato spesso discusso quale di queste due pratiche di sodomia sia la più voluttuosa; sicuramente la passiva, perché nello stesso tempo si gode della sensazione del davanti e di quella del didietro; è così dolce cambiar sesso, così delizioso far la parte della puttana, darsi a un uomo che ci tratta come una donna, chiamare quest’uomo tuo amante e riconoscersi suo amante! Ah, amiche mie, che voluttà! Ma, Eugénie, limitiamoci ad alcuni consigli di dettaglio unicamente relativi alle donne che, facendo la parte dell’uomo, vogliano godere come noi di questo piacere delizioso. Siete entrata in familiarità con certe situazioni, Eugénie, e ho visto abbastanza per esser convinto che un giorno farete molti progressi su questa strada. Vi esorto a percorrerla come una delle più deliziose dell’isola di Citera, e sono proprio certo che metterete in pratica questo consiglio. Mi limiterò a due o tre avvisi essenziali per ogni persona decisa a non conoscere altro che questo genere di piaceri, o quelli di tipo analogo. Innanzitutto fate attenzione a farvi masturbare sempre il clitoride quando venite inculata: si tratta di due piaceri ben accoppiati tra loro; non esiste nulla di meglio! Evitate il bidè o lo sfregamento con pannolini, dopo essere stata fottuta in questo modo; è bene che la breccia resti sempre aperta; desideri e titillamenti sarebbero smorzati subito dalle pratiche igieniche; e non si ha idea fino a che punto durino le sensazioni! E poi, quando state per godere in questo modo, evitate gli acidi, Eugénie; fanno venire le emorroidi e rendono le introduzioni dolorose. Rifiutatevi a che più uomini di seguito vi sborrino nel culo: questo miscuglio di sperma per quanto voluttuoso a pensarci, è spesso pericoloso per la salute; buttate fuori sempre queste diverse emissioni ogni volta che si verificano.

EUGÉNIE: Ma se fossero state fatte davanti, non sarebbe un crimine?

SAINT-ANGE: Poverina, dunque non immagini neppure come l’uso di questo metodo costituisca un male minore rispetto a quello consistente nel deviare il seme dell’uomo dal lungo cammino! La riproduzione non è per niente il fine della natura; è solo una tolleranza da parte sua, e quando noi non ne approfittiamo le sue intenzioni sono rispettate meglio. Eugénie, tu devi essere la nemica giurata di questa fastidiosa riproduzione! Devia senza tregua, anche da sposata, questo liquido perfido la cui vegetazione non serve che a deformare il nostro fisico, a smorzare in noi le sensazioni di voluttà, a infamarci, a invecchiare e rovinare la nostra salute. Obbliga tuo marito ad abituarsi a certe perdite; offrigli tutte le strade che possono allontanare l’uomo dal tempio; digli che detesti i bambini, supplicalo di non farteli fare. Impegnati in questo, mia cara, perché, ti avviso, odio in modo tale la riproduzione che smetterei di esserti amica non appena tu restassi incinta. Se dovesse mai capitarti questa disgrazia, indipendentemente dalla tua volontà, avvisami nelle prime sette o otto settimane, e ti farò abortire con grande facilità. Non aver paura di un infanticidio; questo delitto non esiste. Noi siamo sempre padrone di quel che portiamo in seno, e distruggendo questa specie di materia non commettiamo un male maggiore di quando, avendone bisogno, purghiamo quell’altra con delle medicine.

EUGÉNIE: Ma se il bambino è a termine?

SAINT-ANGE: Fosse pure nato, noi saremmo sempre padrone di sopprimerlo. Non esiste sulla terra alcun diritto più scontato di quello delle madri sui loro figli. Non esiste popolo che non abbia riconosciuto questa verità; è fondata sulla ragione, su un principio.

DOLMANCÉ: Questo diritto è insito nella natura… è incontestabile. La stravaganza del sistema deifico fu la fonte di tutti questi errori grossolani. Gli imbecilli che credevano in Dio, convinti che noi ricevessimo l’esistenza proprio da lui e che, non appena un embrione fosse allo stato di maturità, un’animuccia emanata da Dio penetrasse subito in lui, questi sciocchi, dico io, ostinati nel considerare un delitto capitale la soppressione di quel piccolo essere perché, secondo loro, non apparteneva agli uomini. Era opera di Dio, quindi apparteneva a Dio; disporne non era forse un crimine? Ma da quando la fiaccola della filosofia ha dissipato tutte queste imposture, da quando la chimera divina è stata schiacciata, da quando meglio istruiti in leggi e segreti della fisica abbiamo chiarito il principio generativo e che questo meccanismo materiale non rivela nulla di più straordinario di quanto può offrire la vegetazione di un chicco di grano, abbiamo fatto appello alla natura contro l’ignoranza dell’umanità. Estendendo la portata dei nostri diritti, abbiamo infine riconosciuto che eravamo perfettamente liberi di riprendere quel che avevamo donato solo di controvoglia o per caso, e che era impossibile esigere da un individuo qualunque di diventare padre o madre contro la sua volontà. D’altronde che questa creatura restasse o meno in vita non era di grandissima importanza, e noi diventavamo insomma certamente i padroni di questo pezzo di carne, per quanto potesse anche avere un’anima, così come lo siamo delle unghie che tagliamo dalle nostre dita, delle escrescenze che estirpiamo dal nostro corpo o delle digestioni che eliminiamo dall’intestino, perché tutto ciò deriva da noi, ci appartiene e noi siamo gli unici padroni di quel che emana da noi. Illustrandovi, Eugénie, la mediocre importanza che a questo mondo si deve dare all’omicidio, sullo stesso piano vi sarete resa conto quanto mediocre possa essere il significato dell’infanticidio, anche nel caso che la creatura abbia raggiunto l’età della ragione, quindi è inutile tornare sull’argomento; sono facilitato nel mio compito dalla vostra intelligenza. La lettura della storia dei costumi di tutti i popoli della terra, dimostrandovi l’universalità di questa usanza, finirà per convincervi che soltanto l’imbecillità può considerare un male questo modo d’agire che rientra nella normalità.

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