Gen 092017
 

DOLMANCÉ: No, veramente; aspettate. Prima di tutto devo metterlo nel culo di tua sorella, dopo che Augustin l’avrà introdotto nel mio vi accoppierete: devono unirvi le mie dita. Non veniamo meno a certi principii; c’è una allieva che ci osserva, e noi dobbiamo impartirle delle lezioni precise. Eugénie, venite a masturbarmi mentre sviluppo l’arnese enorme di questo buzzurro; provocate l’erezione della mia verga con leggere polluzioni sulle vostre natiche…

EUGÉNIE (eseguendo): Va bene così?

DOLMANCÉ: Voi applicate sempre movimenti troppi morbidi; serrate di più la verga che masturbate, Eugénie! Se la masturbazione è piacevole proprio in ragione di quanto più essa reprime il godimento, è bene che la mano cooperante diventi per l’arnese su cui lavora il posto infinitamente più stretto di qualsiasi altra parte del corpo… Così va meglio!… aprite un po’ più il didietro, in modo che a ogni scossa la punta della mia verga tocchi il buco del vostro culo!… sì, così!… Masturba tua sorella nel frattempo, cavaliere; saremo da te tra un minuto… Ah, ecco! il mio uomo è in erezione… Allora, preparatevi, signora: aprite quel culo sublime al mio ardore impuro! Guida il dardo, Eugénie; dev’essere la tua mano a condurlo sulla breccia, lei deve farlo penetrare. Quando sarà dentro, guiderai quello di Augustin, con cui riempirai il mio intestino. Sono questi i doveri di una novizia, e devi essere istruita in tutto; per questo te lo faccio fare.

SAINT-ANGE: Stanno bene così le mie natiche, Dolmancé? Angelo mio, sapessi quanto ti desidero e da quanto tempo volevo essere inculata da un pederasta!

DOLMANCÉ: I vostri desideri stanno per essere esauditi, signora; ma concedetemi di sostare un istante ai piedi dell’idolo: voglio adorarlo prima di introdurmi in fondo al suo santuario… Che culo divino!… Voglio baciarlo!… voglio leccarlo migliaia di volte!… Ecco, prendi questa verga che desideri!… La senti, puttana? Dì, dì! Senti come penetra?…

SAINT-ANGE: Ah, falla arrivare fino in fondo al mio intestino!… O dolce voluttà, questo dunque è il tuo impero!…

DOLMANCÉ: Questo sì che è un culo, come non l’ho mai fottuto da quando sono nato, un culo degno di Ganimede! Su, Eugénie, provvedete a che Augustin me lo metta nel culo.

EUGÉNIE: Ecco, lo accosto. (Ad Augustin:) Bell’angelo, vedi il buco che devi perforare?

AUGUSTIN: Certo che lo vedo… Madonna, è enorme!… È più facile là che dentro di voi, signorina; ma baciatemi un po’ in modo che possa entrare meglio.

EUGÉNIE (baciandolo): Ma quanto vorrai, sei così genuino!… Spingi però!… Oh, com’è stata inghiottita subito la punta!… Credo proprio che non tarderà a entrare anche il resto…

DOLMANCÉ: Spingi, spingi amico mio… rompimi se è necessario… Vedi come ti si offre il mio culo! Che mazza!… non ne ho mai ricevuta una simile… Quanti pollici ancora di fuori, Eugénie?

EUGÉNIE: Appena due!

DOLMANCÉ: Quindi ne ho undici nel culo!… Che delizia!… Mi fa scoppiare, non ne posso più!… Forza, cavaliere, sei pronto?…

IL CAVALIERE: Tasta e dì cosa ne pensi.

DOLMANCÉ: Venite, figli miei, vi accoppio… coopero nel miglior modo possibile a questo divino incesto. (Introduce la verga del cavaliere nella vulva della sorella.)

SAINT-ANGE: Ah, amici miei, eccomi dunque fottuta da due parti! … Sacriddio, che divino piacere!… no, non ce n’è uno simile al mondo… Cazzo! Come mi fa pena la donna che non l’ha gustato!… Scuotimi, Dolmancé, scuotimi… spingimi con la violenza dei tuoi movimenti a precipitarmi sulla spada di mio fratello e tu, Eugénie, guardami; osservami nel vizio, impara dal mio esempio a godere con trasporto, ad assaporarlo con delizia… Vedi, amore mio, vedi quante cose faccio insieme: scandalo, seduzione, cattivo esempio, incesto, adulterio, sodomia!… O Lucifero! solo e unico dio della mia anima, ispirami qualcosa di più, offri al mio cuore nuove risorse e vedrai come mi ci immergerò.

DOLMANCÉ: Voluttuosa creatura! come provochi il mio sperma, come mi stimoli a sborrare con i tuoi propositi e con l’estremo calore del tuo culo!… Tutto questo contribuisce a farmi venire subito… Eugénie, riscalda l’ardore del mio fottitore; comprimi i suoi fianchi, spalancagli le natiche; ora conosci il modo per rianimare desideri vacillanti… Il tuo solo avvicinarti a lui dà energia alla verga che mi fotte… Lo sento, le sue scosse sono più vive… Puttana, devo cederti quel che vorrei fosse destinato solo al mio culo… Cavaliere tu non reggi più, lo sento… Ancora un momento!… Ancora un momento!… Amici miei, pronto a sborrare insieme, è la sola gioia della vita!…

SAINT-ANGE: Cazzo! cazzo! venitevene quando volete… io, per me, non ce la faccio più! Cristo, me ne frego!… Sborro! Sotto, Sacriddio! Inondatemi, amici miei… inondate la vostra puttana… lanciate i fiotti del vostro sperma schiumoso fino in fondo alla sua anima ardente; vive solo per questo!… Cazzo!… Cazzo!… che incredibile eccesso di voluttà!… Mi sento morire!… Eugénie, vorrei baciarti, mangiarti, divorare il tuo sperma, mentre sto perdendo il mio!…

(Augustin, Dolmancé e il cavaliere le fanno coro; il timore di essere monotoni, ci impedisce di riferire le espressioni che, in questi istanti, risultano tutte uguali fra loro.)

DOLMANCÉ: Uno dei più bei piaceri che mi sia mai preso in vita mia! (Indicando Augustin:) Quel pederasta mi ha riempito di sperma!… Ma ve ne ho reso altrettanto, signora!…

SAINT-ANGE: Ah, non me ne parlate, sono inondata.

EUGÉNIE: Non posso dire altrettanto per me! (Abbandonandosi fra le braccia della sua amica:) Tu dici che hai fatto tanti peccati, mia cara, ma per causa mia, neanche uno, grazie a Dio! Certo che seguitando a mangiare a lungo pane insaporito al profumo del vostro arrosto, non mi prenderò certamente un’indigestione!

SAINT-ANGE (scoppiando a ridere): Che divertente!

DOLMANCÉ: È meravigliosa!… Venite qui, fanciulla, che vi sculaccio! (Le dà qualche pacca sul culo.) Baciatemi, verrà presto il vostro turno.

SAINT-ANGE: In futuro bisogna occuparsi soltanto di lei, fratello mio: guardala; è la tua preda, osserva quale affascinante verginità tra poco ti apparterrà.

EUGÉNIE: Oh, no! davanti, no! Mi farebbe troppo male: didietro quanto vorrete, come ha fatto poco fa Dolmancé.

SAINT-ANGE: Che ingenua e deliziosa fanciulla! Vi offre proprio quello che in genere è così difficile da ottenere dalle altre!

EUGÉNIE: Non è senza un po’ di rimorso; voi m’avete sempre rassicurata che non si tratta di quel crimine enorme di cui io ho peraltro sentito parlare, e specialmente tra uomo e uomo, come è accaduto tra Dolmancé e Augustin. Vediamo, vediamo, signore, che spiegazione offre la vostra filosofia su questo crimine. È orrendo, vero?

DOLMANCÉ: Partite da questo concetto, Eugénie, che nulla è orrendo in libertinaggio, perché tutto ciò che il libertinaggio ispira deriva dalla natura; le azioni più straordinarie, più bizzarre e che più apertamente sembrano rivoluzionarie ogni legge e istituzione umana (non parlo naturalmente di quelle divine), ebbene, Eugénie, quelle azioni non sono affatto orrende, e non ne esiste una che non possa risalire a un impulso di natura. È certo che quella a cui voi vi riferite, bella Eugénie, è la stessa in relazione alla quale si riscontra una singolare favola nel piatto romanzo della Sacra Scrittura, fastidiosa opera di un ebreo ignorante nel periodo della cattività babilonese: ma è falso e privo di ogni verosimiglianza che sia stato per simili inezie che quelle città, o meglio quelle borgate, siano state distrutte dal fuoco; poste sul cratere di qualche vecchio vulcano, Sodoma e Gomorra furono evidentemente distrutte come certe città dell’Italia inghiottite dalla lava del Vesuvio. Ecco spiegato il miracolo, e fu pertanto da questo avvenimento banalissimo che derivò la barbara invenzione del supplizio del fuoco contro quei poveretti che in qualche parte erano dediti a quella naturale fantasia.

EUGÉNIE: Oh, naturale poi!…

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