Gen 162017
 

DOLMANCÉ: Sì, naturale, lo sostengo. La natura ha solo due voci, così che quotidianamente l’una condanna ciò che ispira l’altra, ed è certissimo che per sua disposizione gli uomini infatuati da questa mania ricevano gli impulsi che li guidano. Coloro che vogliono proscrivere o condannare un simile gusto, insinuano che nuoccia alla popolazione. Come sono piatti certi imbecilli che sono fissati per questo concetto di popolazione, tanto da considerare un crimine quanto si allontani da ciò! Ma dico, è poi dimostrato che la natura ha tutto questo bisogno di popolazione come certe persone vorrebbero farci credere? È proprio certo che la si oltraggi ogni volta che si devia da questa stupida riproduzione? Per rendercene conto osserviamo un istante il suo procedimento e le sue leggi. Se la natura non facesse che creare e non distruggesse mai, potrei credere insieme a certi noiosi filosofi che l’atto più sublime sarebbe quello di lavorare senza sosta alla riproduzione, e gli concederei che il rifiuto di riprodurre dovrebbe essere considerato, di conseguenza, un crimine. Anche un generico esame sulle operazioni della natura non prova forse che le distruzioni sono necessarie ai suoi piani quanto le creazioni? E che ambedue queste operazioni si collegano e s’incatenano anche così intimamente che diventa impossibile per l’una agire senza l’altra? E che nulla nascerebbe e si riprodurrebbe senza distruzione? Dunque la distruzione è una delle leggi della natura come la creazione.

Ammesso questo principio, come potrei offendere la natura rifiutandomi di creare? Supposto che sia un male agire così, sarebbe certamente minore del distruggere, che pure è una sua legge, come poc’anzi ho dimostrato. Se, da un lato, ammetto dunque l’inclinazione concessami dalla natura a quella perdita che, da un altro lato, constato necessaria e tale che io, dedicandomici, ricalco in pieno i suoi piani, come si potrà mai parlare di crimine? Ma, obbietteranno gli sciocchi e quelli favorevoli alla riproduzione, lo sperma, sinonimo di riproduzione, non può essere posto nei vostri reni per uno scopo diverso da quello della riproduzione: indirizzarlo altrimenti significa offenderlo. Senonché vi ho or ora dimostrato che, dal momento che una simile perdita non significherebbe una distruzione, cosa assai più importante di una perdita, non sarebbe di per sé un crimine. In secondo luogo, è falso che la natura voglia che questo liquido spermatico sia assolutamente e interamente destinato a riprodurre; se così fosse non soltanto essa non permetterebbe che la sua eiaculazione si verificasse ovunque, come l’esperienza dimostra, perdendolo in tal modo indipendentemente dalla nostra volontà, e inoltre essa si opporrebbe a che queste perdite avvenissero senza coito, come succede sognando o ricordando. Avara di un liquido così prezioso, essa permetterebbe la sua eiaculazione soltanto nel vaso adatto alla riproduzione e non vorrebbe certamente che questa voluttà, di cui ci fa dono, potesse esserci concessa quando noi le rendessimo omaggio altrove, perché sarebbe assurdo pensare che essa acconsentisse a darci del piacere anche quando noi la colmassimo di oltraggi. E dirò di più: se le donne non fossero nate che per riprodurre, cosa scontata se questa riproduzione fosse così cara alla natura, si verificherebbe che anche la donna più longeva di questo mondo, a conti fatti, non avrebbe che sette anni per essere in condizione di dare vita a un suo simile! Come! La natura è avida di riproduzione, tutto quel che non tende a tale scopo l’offende, eppure in cento anni di vita il sesso destinato a riprodurre non potrebbe farlo che sette anni appena! La natura vuole la riproduzione, e il seme che essa dà all’uomo per adempiere alle riproduzioni si perde quando fa piacere all’uomo! Egli trova identico piacere nel perderlo come nell’impiegarlo utilmente, e senza il minimo inconveniente!…

Piantiamola, amici miei, piantiamola di credere a certe assurdità! Fanno fremere il buon senso! Lungi dal recare oltraggio alla natura, convinciamoci al contrario che il sodomita e la lesbica le rendono omaggio, opponendosi ostinatamente a una congiunzione da cui deriverebbe soltanto una progenitura fastidiosa per lei. Non inganniamoci: la riproduzione non fu mai una sua legge ma, come ho già detto, una sua tolleranza tutt’al più. Cosa le importa che la stirpe degli uomini si estingua o si annulli sulla terra! Ride del nostro orgoglio di essere convinti che sarebbe la fine del mondo se accadesse ciò! Pensate a quante razze si sono già estinte: Buffon ne conta numerose e la natura, muta di fronte a questa perdita così preziosa, non ci bada proprio! Se pure tutta la stirpe umana s’annullasse, né l’aria sarebbe meno pura, né le stelle meno brillanti, né il cammino dell’universo meno preciso. Bisogna essere imbecilli per credere che la nostra razza sia talmente utile al mondo che chi non si preoccupasse di riprodurre o alterasse questo fenomeno di riproduzione sarebbe di conseguenza un criminale! Smettiamo di essere ciechi su questo punto, e l’esempio dei popoli più saggi ci convinca dei nostri errori! Non c’è luogo della terra dove questo preteso crimine di sodomia non abbia avuto i suoi templi e i suoi seguaci. I Greci, facendone così per dire una virtù, gli eressero una statua sotto il nome di Venere Callipigia; Roma andò alla ricerca delle leggi ad Atene, e ne ereditò questo gusto divino. E come progredì al tempo degli imperatori! Sotto l’insegna delle aquile romane, esso si diffonde da un capo all’altro della terra, e alla distruzione dell’impero, è coltivato da papi e artisti, giungendo fino alla nostra epoca civile. Scopriamo l’altra metà della terra e ci troviamo la sodomia. Cook sbarca in un mondo nuovo e ce la trova. Se i nostri palloni fossero arrivati sulla luna, l’avremmo trovata anche là. Gusto delizioso, figlio della natura e del piacere! Tu devi esistere in ogni luogo in cui ci siano gli uomini e ovunque sarai conosciuto essi ti edificheranno certamente altari! Amici miei, che stupidaggine ritenere un mostro degno di morte quell’uomo che ha preferito nel suo piacere il buco di un culo a quello di una vulva, dal momento che ha preferito, appunto, un ragazzo, con il quale trova il doppio piacere di essere insieme amante e donna, a una fanciulla che non gli promette se non un unico piacere! Sarà un mostro, insomma, uno scellerato solo per aver voluto interpretare il ruolo di un sesso che non è il suo! E allora perché la natura l’ha creato così sensibile a questo piacere?

Esaminatene la conformazione, e vi renderete conto delle sue sostanziali differenze rispetto a quella degli uomini che non hanno ricevuto in dono questa tendenza; le sue natiche sono di colorito più chiaro, più paffutelle, senza l’ombra di un pelo che incomba sull’altare del piacere, il cui interno, rivestito di una membrana più delicata, più sensuale e più morbida, avrà l’aspetto identico all’interno di una vagina di una donna. Il carattere di quest’uomo, ben diverso da quello degli altri, sarà più dolce e malleabile; vi troverete quasi tutti i vizi e le virtù propri delle donne: vi riconoscerete perfino la loro debolezza, con le caratteristiche manie e, in parte, i loro lineamenti. Possibile dunque che la natura, creando certi uomini tanto simili alle donne, abbia potuto irritarsi per i loro gusti! Non è invece chiaro che si tratta di un tipo di uomini diverso dall’altro e che la natura creò così proprio per diminuire la riproduzione, la cui eccessiva estensione le sarebbe indiscutibilmente nociva?… Ah! mia cara Eugénie, sapeste come si gode deliziosamente quando una grossa verga ci riempie il didietro! Quando, conficcata fino ai coglioni, si scuote con ardore! E, dopo esser riuscita fino al prepuzio, ci si rificca fino ai peli! No! no! non esiste al mondo un piacere simile! È tipico dei filosofi e degli eroi, e lo sarebbe anche degli dèi se le parti di questo piacere divino non fossero esse stesse le uniche divinità che dobbiamo adorare sulla terra!

EUGÉNIE (eccitatissima): Amici miei, inculatemi!… Ecco le mie natiche… ve le offro!… Fottetemi! me ne vengo! (Dicendo queste parole cade tra le braccia di Madame de Saint-Ange, che la tiene stretta, la bacia e offre il didietro della fanciulla a Dolmancé.)

SAINT-ANGE: Divino istitutore, resisterete a certe proposte? Questo sublime didietro non vi tenta? Vedete come boccheggia?

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