Giu 152015
 

Dopo questo bel racconto, che ci fece ridere di cuore, la Bois-Laurier continuò ancora un poco su questo argomento:

«Non parliamo poi di quei mostri che sono per il piacere contro natura, sia come attivi che come passivi. In Francia, oggi, ce ne sono più che in Italia. Non sappiamo forse tutti di quel tale, un uomo piacevole e ricco, che preso da questa frenesia non riusciva a consumare il suo matrimonio con una sposa affascinante, la prima notte di nozze, se non ordinava a un cameriere, al culmine dell’atto, di fargli da dietro la stessa introduzione che lui stava facendo alla donna da davanti? Bisogna aggiungere, poi, che questi signori contro natura si burlano delle nostre critiche e difendono a spada tratta i loro gusti, sostenendo che quelli che gli danno contro non fanno che applicare gli stessi loro princìpi. “Noi cerchiamo tutti i piaceri”, sostengono questi eretici, “per la strada dove crediamo di trovarli. Sono i gusti a guidare sia noi che i nostri detrattori. Ora, noi non affermiamo affatto che sia necessario avere questo o quel gusto; ma, qualcuno potrebbe osservare, quando i gusti divengono crimini, quando offendono la Natura, bisogna respingerli. Per nulla, invece: in fatto di piaceri, perché non seguire il proprio gusto? Non esiste niente di proibito. Perciò non è affatto vero che questi atti, diciamo così, antifisici, vadano contro la Natura, poiché è la Natura stessa che ci rende propensi a questo piacere. Ma, si potrebbe ancora obiettare, in questo modo non si può procreare. Che ragionamento idiota! Quali sono gli uomini, dell’una o dell’altra tendenza, che godono dei piaceri della carne solo per avere un figlio?”.

Infine questi signori adducono mille altre buone ragioni per far credere di non essere né da elogiare né da biasimare. Qualunque cosa siano», concluse la Bois-Laurier, «io li detesto; e bisogna proprio che ti racconti un’avventura assai divertente che mi è capitata una volta con uno di questi esecrabili nemici del nostro sesso.

Ero stata avvertita che questo signore doveva venire a trovarmi, ragion per cui, sebbene io sia già per natura una terribile scoreggiona, ebbi ancora per precauzione di imbottirmi lo stomaco con una montagna di rape, volendo trovarmi nel miglior stato possibile per riceverlo secondo il mio progetto. Era un vero animale, e io lo sopportavo solo per far piacere a mia madre. Ogni volta, durante quelle due ore che si tratteneva in casa, si occupava soltanto di esaminare le mie natiche: le apriva, le richiudeva e metteva il dito in quel buco dove avrebbe volentieri provato a infilare un’altra cosa, se io non mi fossi spiegata con molta chiarezza sull’argomento. In una parola, lo detestavo. Arrivava verso le nove di sera: mi faceva coricare a pancia in giù sul bordo del letto; poi, dopo avermi sfilato la gonna e la camicia, andava, secondo le sue lodevoli abitudini, ad armarsi di una bugia per poter meglio esaminare l’oggetto del suo culto. Era qui che l’aspettavo: lui si inginocchia, avvicina la lampada e quindi il naso, e io gli sparo a bruciapelo una lunga scoreggia, che a stento trattenevo da un paio d’ore: il prigioniero, fuggendo, fece un rumore secco e spense la bugia. Il mio curiosone si getta all’indietro e cade, imprecando senza dubbio tutti i diavoli; riaccende la bugia che gli era caduta di mano; ma io, approfittando dello scompiglio, ero già scappata ridendo a rinchiudermi in una stanza vicina, dalla quale né preghiere né minacce mi convinsero a uscire finché il mio uomo non se ne fu tornato a casa sua».

A questo punto Madame Bois-Laurier fu costretta a interrompere la narrazione per le grandi risate che mi stavo facendo su questa sua ultima avventura. Per contagio, rideva anche lei di tutto cuore, e credo che non avremmo finito così presto se non fossero venuti ad annunciarle l’arrivo di due signori di sua conoscenza. Ebbe appena il tempo di dirmi che le capitava spesso di avere visite improvvise e che per ora mi aveva raccontato solo il lato cattivo della sua storia; non dovevo farmi, però, una brutta impressione di lei: sperava di raccontarmi ben presto il lato buono, e cioè come alla prima occasione si fosse ritirata da quella vita abominevole alla quale la Lefort l’aveva iniziata.

In effetti, devo rendere giustizia alla Bois-Laurier: eccetto quella mia avventura con Monsieur R…, della quale non volle mai ammettere di essere stata mezzana, la sua condotta non ebbe niente di irregolare durante il periodo che la conobbi. Cinque o sei amici formavano la sua cerchia: quanto alle donne, le detestava e non frequentava che me. Le nostre conversazioni davanti agli altri erano decentissime; nulla di così libertino come nelle confidenze reciproche che ci facevamo in privato. Gli uomini di sua conoscenza erano tutte persone perbene. Per lo più si trattava di piccoli commercianti: in genere si cenava insieme quasi tutte le sere. Il solo B…, questo preteso zio finanziere, era ammesso a renderle visita da solo.

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