Nov 212016
 

DOLMANCÉ: Riconosco il mio punto debole. Non esiste alcun piacere al mondo preferibile a quello; ne sono convinto. Io l’adoro nell’uno e nell’altro sesso; ma il culo di un ragazzo mi dà ancor più piacere di quello di una fanciulla. Vengono chiamati pederasti quelli che si dedicano a questa passione; ora, Eugénie, se uno deve essere chiamato pederasta, tanto vale che lo sia in tutti i sensi. Inculare donne, vuol dire esserlo solo a metà: la natura vuole che l’uomo applichi questa fantasia proprio con un uomo, e all’uomo ha dato modo di goderne. Ed è assurdo dire che questa mania è un oltraggio nei suoi confronti. Si può o no dal momento che è lei a ispirarcela? E lei può mai ispirarci d’altronde qualcosa che la degradi? No, Eugénie, no! In questo modo le si rende omaggio come con gli altri, e forse ancor più santamente. La riproduzione da parte sua non è che una concessione. Come potrebbe aver prescritto per legge un atto che la privi della sua ultrapotenza, dal momento che la riproduzione è solo una conseguenza delle sue prime intenzioni e che nuove costruzioni, ricreate dalla sua mano, se la nostra specie si distruggesse completamente, ridiventerebbero intenzioni primarie, il cui atto sarebbe ben più lusinghiero per il suo orgoglio e la sua potenza?

SAINT-ANGE: Sapete, Dolmancé, che con questo metodo finireste per provare che l’estinzione totale della razza umana non sarebbe che un servizio reso alla natura?

DOLMANCÉ: Non c’è dubbio, signora!

SAINT-ANGE: Oh cielo! E allora le guerre, le pesti, le carestie, gli omicidi non sarebbero altro che accidenti necessari delle leggi di natura e l’uomo, agente o paziente di quelli, in un caso o nell’altro, non dovrebbe essere considerato più un criminale o una vittima?

DOLMANCÉ: Vittima lo è senz’altro, quando si piega ai colpi della sventura; ma criminale mai. Ritorneremo in seguito su queste cose; nel frattempo facciamo per la bella Eugénie un’analisi del piacere sodomita, che costituisce l’oggetto attuale della nostra conversazione. La posizione più in uso per la donna, in questo piacere, è di mettersi carponi sul bordo del letto, con le natiche ben aperte e la testa più reclinata possibile. L’uomo che la monta, dopo essersi divertito un po’ vedendosi davanti quel bel culo, dopo averlo palpeggiato e tastato, a volte anche frustato, pizzicato e morso, bagna di saliva il buchetto che dovrà perforare e prepara l’introduzione con la punta della lingua; allo stesso modo inumidisce con saliva o unguento il suo arnese e lo avvicina piano piano al buco che vuol penetrare: lo porta avanti con una mano, mentre con l’altra apre meglio le natiche, oggetto del suo godimento. Appena sente il suo membro penetrare, deve spingere con ardore, facendo attenzione a non perdere terreno: a questo punto la donna soffre a volte, se è vergine e giovane: ma senza dar peso al dolore che presto si muterà in piacere, il fottitore deve spingere violentemente la sua verga per gradi finché non sia arrivato alla fine, cioè quando i peli del suo membro sfreghino esattamente il bordo dell’ano della persona che lui incula. A questo punto si agiti pure con rapidità! Colte ormai le spine, non resteranno che le rose! Per completare la trasformazione in piacere del dolore che la persona inculata sente ancora, se si tratta di un ragazzo, gli prenda la verga e lo masturbi, se è una fanciulla le ecciti il clitoride; i titillamenti di piacere in tal modo provocati, restringendo prodigiosamente l’ano del paziente, raddoppieranno il godimento dell’agente, il quale, tutto ardente e appassionato, lancerà ben presto in fondo al culo, oggetto del suo godimento, uno sperma abbondante e denso grazie a quei particolari eccitanti. Alcune persone, peraltro, non vogliono che il paziente goda; ma questo le spiegheremo in seguito.

SAINT-ANGE: Dolmancé, permettete che io stessa, a mia volta, sia vostra allieva e vi domandi in quale stato è bene si trovi il culo del paziente per il completo raggiungimento dei piaceri da parte dell’agente.

DOLMANCÉ: Pieno, indiscutibilmente, è essenziale che l’oggetto che serve abbia in quell’occasione la voglia più completa di cacare, affinché la punta della verga del fottitore toccando lo stronzo, vi affondi e depositi più caldamente e morbidamente lo sperma che lo eccita e l’infiamma.

SAINT-ANGE: Temo che il paziente goda di meno.

DOLMANCÉ: Errore! Il piacere è tale che è impossibile che qualcosa gli nuoccia e che l’oggetto, godendone, non sia trasportato al settimo cielo. Nessun piacere è simile a questo, nessuno può così completamente soddisfare l’uno e l’altro degli individui che vi si dedicano, ed è difficile che coloro che l’hanno provato possano essere attratti da un altro. Questi sono, Eugénie, i metodi migliori per godere il piacere con un uomo, senza correre il rischio di una gravidanza; perché si gode, siatene certissima, non soltanto dando il culo a un uomo, come vi ho spiegato, ma anche succhiandolo, masturbandolo e altro. Ho conosciuto donne libertine dedite con maggior piacere a certe pratiche che a godimenti rientranti nella normalità! L’immaginazione è lo stimolo dei piaceri; in quelli di questa specie, essa regola tutto, è il motore di tutto; non si gode forse grazie a essa? non è da essa che derivano le voluttà più eccitanti?

SAINT-ANGE: D’accordo, ma Eugénie deve stare attenta. L’immaginazione ci è d’aiuto solo quando il nostro spirito è assolutamente sgombro di pregiudizi; anche uno solo è sufficiente a raffreddarla. Questa capricciosa parte del nostro spirito è di un libertinaggio incontenibile; il suo più grande trionfo, le sue più esaltanti delizie consistono nel rompere ogni freno che le si oppone; è nemica della regola, idolatra del disordine e di tutto ciò che porta gli aspetti del crimine. In questo senso si spiega quella singolare risposta di una moglie estrosa, che fotteva freddamente con suo marito. «Perché tanta freddezza?», le chiese lui. «Veramente», gli rispose quella singolare creatura, «quel che voi mi fate è fin troppo banale».

EUGÉNIE: È una risposta che mi fa impazzire… Ah, mia buona amica, come sono disposta a conoscere certi slanci divini di sregolata immaginazione! Da quando siamo insieme… ma che dico? soltanto da adesso, non t’immagini, mia cara amica, no, non puoi capire quante idee voluttuose mi passino per la mente… Oh, come ho compenetrato il male… come il mio cuore lo desidera!

SAINT-ANGE: Non devi più meravigliarti di atrocità, orrori e crimini, anche dei più odiosi, Eugénie; quel che esiste di più immondo, infame e proibito, quello eccita maggiormente la nostra mente… e ci fa sempre più deliziosamente raggiungere il culmine del piacere.

EUGÉNIE: Chi sa a quante incredibili depravazioni vi sarete abbassati entrambi! Come vorrei conoscerne i particolari!

DOLMANCÉ (baciando e tastando il giovane corpo): Bella Eugénie, mi piacerebbe cento volte di più vedervi provare tutto quel che vorrei fare, anziché raccontarvi quel che ho fatto.

EUGÉNIE: Non so se mi farebbe troppo bene darmi a voi.

SAINT-ANGE: Non te lo consiglio, Eugénie.

EUGÉNIE: Allora, risparmio Dolmancé dai suoi dettagli; ma tu, mia buona amica, dimmi quel che hai fatto di più straordinario in vita tua; te ne scongiuro!

SAINT-ANGE: Ho fatto godere quindici uomini insieme; m’hanno fottuta novanta volte in ventiquattro ore, sia davanti che dietro.

EUGÉNIE: Ma si trattava di orge! sfacchinate e basta! Scommetto che hai fatto cose più singolari!

SAINT-ANGE: Sono stata in un bordello.

EUGÉNIE: E che significa questa parola?

DOLMANCÉ: Si chiamano così le case pubbliche ove, pagando un prezzo stabilito, un uomo trova giovani e graziose ragazze pronte a soddisfare le sue passioni.

EUGÉNIE: E tu, mia cara, ti sei concessa?

SAINT-ANGE: Sì, sono stata lì come una puttana, e ho soddisfatto per una settimana intera le fantasie di numerosi lussuriosi, e ho conosciuto tanti gusti singolarissimi; come la celebre imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano210, per un uguale principio di libertinaggio, ho battuto gli angoli delle strade… nelle passeggiate pubbliche e ho allestito una lotteria con il denaro raccolto da queste prostituzioni.

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