Apr 042016
 

Poi venne il turno della seconda coppia: un giovane baronetto e la più delicata delle incantatrici, la seducente Harriet. Il mio gentile scudiero venne a chiamarmi e mi riportò sulla scena dell’azione.

Nessuna nella nostra professione aveva una tale predisposizione a interpretare quella parte spudorata con così tanta grazia, dolcezza, modestia e timidezza. Tutti i gesti di Harriet e le espressioni trasudavano solo accondiscendenza illimitata e incondizionata, senza farla sembrare una prostituta o un’impudente. Ma ancor più sorprendente era che il suo eletto, nel bel mezzo della dissolutezza di un amplesso pubblico, si fosse innamorato alla follia di lei e, con tutto il suo amore e sentimento, avesse toccato il suo cuore: tuttavia il loro impegno nella casa gli fece sentire la necessità di rispettare un’istituzione che egli stesso aveva contribuito a creare.

Harriet venne quindi condotta al divano ora vuoto dal proprio cavaliere, arrossendo mentre mi guardava, e con occhi fatti per giustificare qualsiasi cosa mi comunicò con dolcezza l’approvazione del passo che stava per compiere.

Il suo innamorato, poiché tale era, si sedette sul bordo del divano e le mise un braccio intorno al collo, quindi la baciò sulle labbra con un ardore che le infuse visibilmente tutto lo spirito per affrontare quella scena. Mentre la baciava, le inclinò gentilmente la testa sul cuscino accompagnandola nella caduta. A quel punto, come se avesse indovinato i nostri desideri, o forse per gratificare il suo piacere e orgoglio di essere il momentaneo padrone di bellezze delicate oltre ogni immaginazione, le scoprì il seno per toccarlo e mostrarcelo. Oh, quali deliziosi tasti per giochi d’amore, così finemente plasmati, piccoli, tondi, sodi e bianchissimi. E poi la grana della pelle, così liscia e piacevole al tatto! Quando ebbe appagato la vista e il tatto con quei capezzoli che incoronavano i più delicati boccioli, appagò allora le labbra riempiendo di baci quei deliziosi globi, proseguendo poi verso il basso.

Le sue gambe toccavano ancora il pavimento, e ora, con le più dolci premure per non spaventarla o allarmarla, iniziò un po’ alla volta a toglierle la sottana anziché arrotolarla su: allora, come se fosse stato una specie di segnale, Louisa e Emily le afferrarono le gambe e con grande lascivia le spalancarono. Lì giaceva esposta, o per meglio dire, faceva sfoggio della natura delle bellezze femminili. Tutta la compagnia, che, eccetto me, le aveva viste spesso, sembrò sorpresa e ammirata come se le stesse vedendo per la prima volta. Bellezze così estreme non potevano che godere dei privilegi dell’eterna novità. Le sue cosce erano così squisitamente modellate che, se solo fossero state poco più o poco meno carnose, avrebbero perso quel punto di perfezione che potevano vantare. Ma a esaltarle infinitamente di più era la dolce intersezione che formavano, sotto il ventre più liscio, tondo e candido, accanto alla fenditura centrale dove la natura aveva disegnato un morbido rilievo di due promontori che, in quella ragazza, erano una delicata miniatura in perfetta simmetria con il resto del corpo.

No, non c’era niente in natura di più bello: la scura ombreggiatura del soffice cespuglio che la sovrastava donava a quel lussureggiante paesaggio un tocco di calore, una graziosa rifinitura impossibile da descrivere o ritrarre.

Il suo cavaliere innamorato, che incantato ed eccitato dal piacere di quella vista, durata abbastanza per appagare anche i nostri occhi (pur senza esserne ancora sazi!), si diresse verso quei beni lussuriosi, e sollevando il velo che pendeva tra di noi e il suo maestro di piaceri esibì uno strumento di così grosse dimensioni da renderlo l’eroe di ogni donna. Sotto ogni punto di vista, era un gentiluomo compito e vigoroso, nel fiore degli anni. In piedi tra le gambe di Harriet, tenute ben spalancate dalle due compagne, con una mano dischiuse le labbra di quella lussuriosa bocca della natura, mentre con l’altra accompagnava la sua possente macchina, rigida ed eretta, verso il proprio bersaglio. Le labbra ricevettero la grossa e rigida testa corallina, e quando vi fu accolta, egli mantenne la posizione per qualche istante. Allora le ragazze lasciarono ai suoi lombi il compito di sorreggere le cosce di Harriet, e ora, come per rallentare il suo piacere, iniziò a penetrarla piano, centimetro dopo centimetro, e noi perdemmo di vista il suo strumento, finché non fu completamente affondato nel soffice laboratorio dell’amore e i prominenti cespugli di entrambi s’incontrarono. Nel frattempo potevamo osservare in modo chiaro il prodigioso effetto che la progressiva infusione della sua energia provocava alla ragazza, che diventava sempre più bella con l’aumentare del piacere. Il suo atteggiamento e le sue membra si animarono: il leggero rossore sulle sue guance si intensificò diventando un acceso vermiglio, i suoi occhi vivaci brillavano ancora più intensamente del solito, il suo languore svanì e ben presto si accese in ogni parte del corpo. Il cavaliere aveva ormai trafitto la dolce creatura con il suo ferro, costringendola all’immobilità, finché non iniziò la sua frizione avanti e indietro scuotendola, toccandole il cuore: a quel punto, non riuscendo più a controllarsi, la ragazza dovette rispondere ai suoi movimenti con altrettanto vigore e passione, e quando le fitte di piacere si fecero sempre più intense, impazzì per quelle insopportabili sensazioni e cominciò ad agitare braccia e gambe furiosamente, in preda alla più dolce follia. Da parte del suo cavaliere, i movimenti accelerati, i colpi più poderosi, i respiri convulsi e affannati e gli occhi che sputavano fiamme, erano i chiari segnali che il momento del piacere liberatorio stava arrivando. E infatti il baronetto raggiunse l’estasi, alla quale anch’ella partecipò quando lo sentì sciogliersi, perché s’incollò alle labbra di lei con ancora più ardore e fu evidente che ormai l’agonia di piacere lo aveva pervaso, culminata in un ultimo possente colpo. Eccitata, Harriet contraccambiò con tutte le effusioni di spirito di cui era padrona, mentre un brivido le corse lungo il corpo, facendola fremere e infine cadere immobile, senza fiato. All’apice del piacere, i suoi occhi erano semichiusi e l’iride s’intravedeva appena, ribaltata indietro per l’estasi. La sua dolce bocca era appena socchiusa, lasciando la punta della lingua poggiata per caso tra i denti bianchi, mentre il rubino delle labbra si accendeva di nuova vita. Non era forse un soggetto da immortalare? Il suo amante giaceva ancora sopra di lei, finché non ebbe spremuto e distillato anche l’ultima goccia, allora la lasciò con un bacio appassionato, espressione di un desiderio appagato e di un amore inestinguibile.

Non appena ebbero finito, corsi verso Harriet e mi sedetti accanto a lei, sollevandole la testa che ella inclinò leggermente e poggiò sul mio petto, a nascondere il rossore e la confusione per quello che era accaduto. Poco alla volta si ricompose e accettò un bicchiere di vino ristoratore dal mio accompagnatore, che andò a prenderlo mentre lei si sistemava le vesti. Dopodiché lui la riaccompagnò, languidamente appoggiata sul suo braccio, al punto di osservazione intorno al divano.

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