Lug 252016
 

Vorrei dedicare una lettera interamente al piacere di raccontarle tutti i particolari del rapporto con questo amico che mai dimenticherò, perciò ora ne parlerò in maniera fugace, non più del necessario, come fosse malta per cementare o creare i collegamenti con la mia storia e per ovviare alla sua sorpresa sul perché una donna come me, amante del piacere, possa essersi accompagnata a un uomo con il triplo dei suoi anni.

Le scriverò dunque in seguito di come questa amicizia, innocente all’inizio, abbia assunto una natura affatto platonica più tardi, come forse ci si può aspettare, dato quel principio di elettricità che non manca mai di accendere una fiamma quando i due sessi si incontrano. Ora le dirò solo che l’età non aveva mai vinto il suo interesse per il nostro sesso, né lo aveva derubato del potere di piacere, dato che ciò che gli mancava del fascino ammaliante della giovinezza era compensato dai vantaggi dell’esperienza, dai suoi modi delicati e soprattutto dalla capacità lusinghiera di toccare il cuore con la comprensione. Fu lui a insegnarmi, non senza infinito piacere, a prendermi cura di me. Fu lui per primo a incoraggiarmi e istruirmi su come potessi coltivare la mia mente e, come potete vedere, ciò mi portò a migliorare un poco. Fu il primo a farmi capire quanto i piaceri dell’animo siano superiori a quelli del corpo e che essi non sono affatto nocivi o incompatibili poiché, a parte il godimento della varietà e del cambiamento, gli uni servono a esaltare e perfezionare gli altri, cosa che i sensi da soli non sono in grado fare.

Era un perfetto epicureo: essendo troppo saggio per provare vergogna dei piaceri dell’umanità, mi amò, ma con dignità, senza l’asprezza e l’insolenza che sono caratteristiche spiacevoli dell’età e quello sciocco e infantile rimbambimento che spesso la rende ridicola. Egli stesso paragonò quegli anziani signori a dei vecchi caproni che intralciano le capriole dei giovani arieti.

Tutto ciò che è solitamente poco amabile in quella stagione della vita era in lui compensato da molteplici vantaggi che provarono, almeno per me, che è ancora possibile piacere in età avanzata se ci si impegna e se non si dimentica che costa più sforzo e attenzione che in gioventù, la naturale primavera della gioia, come i frutti fuori stagione richiedono più cure e abilità per crescere bene.

Vissi circa otto mesi con questo gentiluomo che mi accolse a casa sua poco dopo il nostro primo incontro. La mia costante compiacenza e docilità, il desiderio di meritare la sua fiducia e il suo amore, un comportamento per niente artificioso, ma fondato sull’affetto e la stima, ebbero la meglio ed egli si affezionò talmente tanto che, dopo avermi assegnato una generosa rendita che mi avrebbe permesso di vivere una vita indipendente e dignitosa, mi dimostrò il suo amore nominandomi unica erede ed esecutrice della sua fortuna. Mi fu portato via due mesi dopo, colpito da un violento raffreddore che contrasse affacciandosi con imprudenza alla finestra a petto nudo, esposto alla fatale umidità della notte, al suono di un allarme per un possibile incendio scoppiato qualche strada più avanti.

Dopo essermi occupata dei miei doveri nei confronti del mio defunto benefattore e avergli pagato un tributo di sincero dolore, che ben presto si trasformò in un più tenero e grato ricordo che conserverò per sempre, fui confortata dalla prospettiva che si apriva dinanzi a me, che mi avrebbe permesso se non di essere felice, almeno di vivere una vita dignitosa e indipendente.

Ero nel pieno della mia giovinezza (non avevo neanche diciannove anni), a capo di un’enorme fortuna che non avrei mai avuto l’impudenza di desiderare. Questo inaspettato miglioramento delle mie condizioni non mi fece però girare la testa, lo dovevo all’impegno e agli sforzi di quel benefattore che mi aveva preparata e formata. Dovevo, invece, la mia oculata gestione dei vasti possedimenti alle lezioni della signora Cole: il denaro che avevo accumulato grazie a lei fu per lui una prova e motivo di conforto.

Ma ahimè! Con quanta facilità il godimento delle gioie più grandi della vita viene avvelenato dal rammarico per l’assenza di una di queste! Il mio rammarico era unico e poderoso e aveva come oggetto il mio tanto amato Charles.

Non avevo mai più avuto sue notizie dal giorno in cui ci eravamo separati e ciò avvenne, come scoprii in seguito, per pura disgrazia e non perché non lo avesse voluto, visto che mi scrisse numerose lettere che non ho mai ricevuto. Neanche io lo avevo dimenticato, e tra le mie infedeltà nessuna lasciò mai un segno profondo nel mio cuore impenetrabile alla vera passione d’amore, come invece fece Charles.

Padrona di quell’inaspettata fortuna, mi accorsi più che mai di quanto egli mi era caro, poiché quella ricchezza non mi rendeva felice se non potevo dividerla con lui. Così, mi preoccupai di ottenere qualche informazione sui suoi riguardi, ma le mie ricerche furono poco proficue. Scoprii che suo padre era morto da qualche tempo, in pessime condizioni: Charles, recatosi nel suo porto di destinazione nei mari del sud, venne a sapere che il patrimonio che era stato inviato a recuperare si era ridotto a nulla, poiché due navi che rappresentavano l’intera fortuna di suo zio erano andate perse. Venne via con quel poco che rimaneva e forse, nel migliore dei casi, sarebbe potuto tornare dopo pochi mesi in Inghilterra, da cui era stato lontano due anni e sette mesi. Un’eternità per l’amore!

Non può comprendere quanto mi avesse resa felice la semplice speranza di rivedere presto la delizia del mio cuore. Tuttavia, poiché ci sarebbero voluti mesi prima del suo ritorno, per distrarmi e placare la mia impazienza, dopo aver sistemato gli affari con sicurezza, partii per un viaggio in Lancashire, con un equipaggio adatto alla mia fortuna, con l’intento di rivedere i luoghi in cui ero nata e per i quali provavo ancora un enorme affetto. Non mi dispiaceva farmi vedere in quella cittadina, dopo che Esther Davis aveva raccontato che ero stata deportata nelle piantagioni americane, deduzione causata dalla mancanza di notizie dopo il suo abbandono così improvviso in quella locanda. Volevo inoltre incontrare i miei parenti, anche se me ne erano rimasti solo di lontani, per diventarne la benefattrice, e raggiungere la signora Cole nella casa in cui si era ritirata non era fra gli ultimi piaceri a cui aspiravo.

Oltre alla servitù, durante quel viaggio fui accompagnata da una donna discreta e riservata; eravamo da poco giunte in una locanda a circa venti miglia da Londra, dove avremmo cenato e passato la notte, quando si scatenò una tempesta di pioggia e vento. Fui così lieta di essere arrivata in tempo in quel rifugio.

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