Ago 222016
 

Così, fui accolta in un porto in cui, nel grembo della virtù, ritrovai solo piaceri puri: ripensando alla strada del vizio che avevo percorso, paragonandone le infami blandizie con l’infinitamente superiore gioia dell’innocenza, non potei fare a meno di provare compassione per coloro che, immersi in una volgare sensualità, sono insensibili al fascino delicato della virtù, di cui il piacere non è il più grande amico né il vizio il più gran nemico. La temperanza rende gli uomini padroni di quei piaceri di cui l’intemperanza li rende schiavi. La prima dà alla luce la salute, il vigore, la fertilità, la vivacità e qualsiasi altro bene desiderabile nella vita; la seconda malattie, debilità, vacuità, disprezzo di sé con ogni altro male della natura umana.

Riderà forse di questa conclusione moralistica, strappatami dalla forza della verità e risultato di diverse esperienze messe a confronto. Penserà, senza dubbio, che sia fuori luogo o riterrà sia il vano tentativo di una donna che cerca di mascherare la sua devozione al vizio sotto un velo, sottratto impudentemente al santuario della virtù; come se qualcuno volesse mascherarsi per un ballo senza cambiarsi d’abito, ma indossasse un paio di pantofole al posto delle scarpe; o come se uno scrittore cercasse di proteggere un libello che incita al tradimento, concludendolo con un’invocazione formale al re. Ma anche se voglio credere che avrà un’opinione giusta del mio buon senso e della mia sincerità, mi lasci dire che una tale supposizione è molto più offensiva per la virtù che per me, poiché sono i timori peggiori a indurre a credere che i piaceri della virtù non reggano il confronto con quelli del vizio. Permettiamo dunque alla verità di mostrarsi nella sua luce più abbagliante per vedere quanto falsi, di cattivo gusto e inferiori siano i piaceri del vizio rispetto a quelli della virtù, i cui sentimenti non sono che un condimento dei sensi, uno dei più raffinati, mentre i vizi sono arpie che infettano e corrompono il banchetto. I sentieri del vizio sono a volte ricoperti di rose, ma a causa delle loro famigerate spine per molti sono deleteri come il cancro; quelli della virtù sono cosparsi di rose che invece non appassiscono mai.

Se mi vorrà dunque rendere giustizia, riterrà perfettamente coerente che io bruci incenso in onore della virtù. Se ho dipinto il vizio con i colori più allegri e l’ho decorato con i fiori più belli, è stato solo per dar valore e offrire un sacrificio più solenne alla virtù.

Lei conosce il signor C*** O***, conosce la sua proprietà, il suo valore e buon senso: pronuncerà forse quel suo nome con disprezzo, almeno il suo, poiché, preoccupato per la moralità di suo figlio, intenzionato a formarlo nella virtù e a ispirargli un saldo e razionale disprezzo per il vizio, accettò di essere il suo maestro di cerimonie e lo condusse per mano tra i più rinomati bordelli della città, per familiarizzare con la dissolutezza affinché poi se ne nauseasse? L’esperimento, dirà, è pericoloso, e in effetti lo è, ma solo per uno sciocco. E gli sciocchi meritano forse cotanta attenzione?

Ci rivedremo presto e nel frattempo pensi bene di me, mia signora, e mi creda per sempre,

sua devota ecc. ecc. ecc.

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