Nov 092015
 

Mi svegliai per prima, in tarda mattinata, e osservando il mio amante mentre dormiva ancora profondamente mi svincolai con delicatezza dal suo abbraccio, quasi trattenendo il respiro per timore di interrompere il suo riposo. La mia cuffietta, i capelli, la camicia, tutto era in disordine per le lotte sostenute. Approfittai di quell’occasione per riordinarmi al meglio, mentre di tanto in tanto il mio sguardo si spostava con incomparabile tenerezza e diletto al giovane dormiente. Ripensando al dolore che mi aveva procurato, ammisi dentro di me che il piacere mi aveva ripagata di ogni sofferenza. Era ormai pieno giorno. Sedevo sul letto, con le coperte stropicciate e arrotolate per i nostri movimenti agitati, e per il gran caldo umido della stagione. Non potei non concedermi il piacere, che mi tentava irresistibilmente, di deliziare i miei occhi con i tesori della giovanile bellezza di cui avevo goduto, e che ora giacevano quasi nudi: la sua camicia era infatti arrotolata in su, ma il caldo della stagione e nella stanza erano tali che non mi preoccupai troppo per la sua salute. Mi chinai su di lui in adorazione, divorando quelle gioie nude solo con i miei due occhi, mentre avrei voluto averne almeno cento.

Ah! Fossi capace di dipingere il suo corpo come lo vedo ora, ancora presente alla mia commossa immaginazione! Una bellezza maschile perfetta, completa. Pensi, signora, a un volto senza difetto, uno splendente fiore che sboccia nella primaverile freschezza dell’età, quando la bellezza non ha sesso, e che solo una leggera peluria appena visibile sul labbro superiore cominciava a distinguere.

Dalle vermiglie labbra socchiuse sembrava esalare un respiro più puro e più fresco dell’aria stessa che respirava. Ah! Quale sacrificio mi costò dover rinunciare alla tentazione di un bacio!

E poi un collo squisitamente tornito, incorniciato dai capelli che scendevano in morbidi riccioli, univa la testa a un corpo dalle forme perfette, e della più vigorosa forgia, la cui forza virile era celata e ingentilita nell’aspetto dalla delicatezza dell’incarnato, dalla levigatezza della pelle, dalla robustezza della carne.

L’ampio petto bianco come la neve, di virili proporzioni, dava l’idea, nella vermiglia sommità dei capezzoli, di una rosa non ancora schiusa.

Nemmeno la sua camicia mi impediva di ammirare la simmetria dei suoi arti, la perfezione della forma nel punto in cui la vita termina e inizia la linea curva dei fianchi, dove la pelle liscia e bianchissima s’illumina, tendendosi sulla carne soda e piena, così elastica che le impronte di una leggera pressione o di un tocco non sarebbero rimaste, scivolando via di colpo come sulla superficie del più liscio avorio.

Le sue cosce, finemente forgiate, e con una florida e splendente rotondità che si affusolava verso il ginocchio, erano pilastri degni di sostenere quella bellissima cornice, nella cui parte inferiore non potei fare a meno di fissare, pur con un residuo timore, ma anche tenere emozioni, la terribile macchina che, poco prima, aveva sfondato con impeto e quasi distrutto quella mia piccola e tenera parte, ancora dolorante per effetto della furia. Ma eccola ora, abbacchiato, con la sua testa vermiglia appoggiata a una della cosce, tranquilla, morbida, e all’apparenza incapace dei misfatti e della crudeltà di cui si era macchiata. E poi la bellissima e folta distesa di morbidi ricci intorno alla base, il candore, la ramificazione delle vene, la morbidezza dell’asta mentre giaceva rimpicciolita, ripiegata e curva, accanto alla sua tonda appendice, quel meraviglioso sacco di dolci tesori della natura, gonfio e crespo nelle sole rughe che piacciono, completava lo spettacolo vivente della natura, ed era di certo infinitamente superiore ai nudi rappresentati in dipinti, statue o qualsiasi altro oggetto d’arte, venduti a prezzi elevatissimi. La vista di tali oggetti nella vita reale è a malapena apprezzata dai pochi a cui la natura ha donato il fuoco dell’immaginazione, fortemente influenzati dal vero giudizio degli originali, della bellezza dell’ineguagliabile composizione della natura, al di sopra di ogni imitazione artistica o prezzo da pagare.

Ma tutto ha una fine. Un movimento da parte di questo giovane angelo nel momento del risveglio rimise la camicia e le coperte in una posizione che mi impedì di godere ancora della vista di quel tesoro.

Mi sdraiai, e portando le mani su quella parte di me in cui gli oggetti appena osservati avevano iniziato a provocare un ammutinamento che prevale sul dolore, le mie dita ora riuscirono ad aprirsi un agile passaggio. Non ebbi tuttavia molto tempo per riflettere sulla differenza tra la vergine fanciulla e la donna ora fatta, poiché Charles s svegliò, e voltandosi verso di me mi chiese come avevo dormito, ma non mi diede il tempo di rispondergli e mi stampò sulle labbra uno dei suoi focosi baci di estasi che mi infiammarono il cuore, diffondendo l’incendio per tutto il corpo, come se volesse prendersi un’orgogliosa rivincita sulla mia ispezione alle sue nude bellezze. Gettò via le lenzuola, e tirandomi su la camicia fin sopra la testa, si deliziò a sua volta alla vista di quei doni che la natura aveva sparso sulla mia persona, e anche le sue mani irrequiete vagarono frenetiche su ogni parte di me. L’acerba e deliziosa durezza del seno non ancora maturo, il candore e la pienezza delle forme, la regolarità e la freschezza dei lineamenti, l’armonia del corpo, tutto sembrò confermare in lui la soddisfazione verso la sua scelta. Curioso di esplorare il disastro che aveva provocato nel centro del suo feroce attacco, non solo vi diresse le mani, ma mettendomi un cuscino sotto, mi posizionò per potermi ispezionare meglio. Non saprei esprimere il fuoco che bruciava nei suoi occhi, e anche le sue mani s’infiammarono, mentre sospiri di piacere e dolci esclamazioni spezzate erano le sole lodi che riusciva a pronunciare. A quel punto la sua macchina, rigida e sollevata davanti a me, si mostrò nella sua magnificenza. Egli la sentiva ed era compiaciuto di tale condizione, quindi, con sorrisi dolci e appassionati, mi afferrò per una mano e la trascinò con gentile costrizione verso quell’orgoglio della natura, la sua opera più preziosa.

Lottai debolmente, ma poi non potei fare a meno di afferrare quella colonna di avorio bianchissimo, con le bellissime striature blu delle vene, completamente scappellata, la testa del più vivace rosso vermiglio: nessun corno poteva essere più duro o rigido, né velluto alcuno più liscio e piacevole al tatto. Alla fine condusse la mia mano più sotto, dove la natura e il piacere conservano le loro scorte, così saldamente appesa alla base del primo strumento e ministro, che potrebbe anche definire il loro tesoriere. Lì mi fece sentire, sotto la loro morbida protezione, il contenuto: due sfere perfette con cui si poteva giocare e che eludevano ogni pressione, a eccezione di quelle più tenere.

Ma ora la visita della mia mano calda in quelle parti così sensibili aveva scatenato una furia indomabile che non avrebbe tollerato ulteriori preludi, e sfruttando la mia posizione favorevole scatenò la tempesta laddove l’aspettavo impaziente, e dove lui era certo di farla cadere. Allora avvertii il rigido arnese penetrare tra le labbra disgiunte della mia ferita, ormai aperta per sempre, dove lo stretto passaggio non mi provocava più dolore insopportabile, e permetteva al mio amante di entrare senza maggiori difficoltà di quelle atte ad aumentarne il piacere, nello stretto abbraccio di quel tenero e caldo fodero che avvolge lo strumento per cui è stato così ben plasmato, e che ora tornato a casa, mi riempiva di un tale piacere da togliermi il respiro. Poi i colpi mortali! Gli innumerevoli baci! Ognuno dei quali era una gioia inesprimibile, che tuttavia si perdeva in una più forte sensazione di beatitudine. Ma quel disordine era troppo violento perché la natura lo sopportasse a lungo: ben presto i nostri corpi eccitati e infiammati esplosero e infine si placarono. I nostri giochi amorosi avevano occupato tutta la mattina, perciò fu necessario riunire colazione e pranzo insieme.

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