Davvero Monsieur, volete che io scriva la mia storia? Volete che vi racconti dei rapimenti mistici di Mademoiselle Eradice con il reverendissimo Padre Dirrag; che vi metta a conoscenza delle avventure di Madame C… e dell’Abate T…? Voi chiedete a una ragazza che non ha mai scritto, dei dettagli per i quali occorre una buona […]
Le undicimila verghe (Les Onze Mille Verges) è un romanzo erotico di Guillaume Apollinaire del 1907. Il titolo gioca provocatoriamente con l’assonanza che esiste nella lingua francese tra verge (“verga”) e vierge (“vergine”), con un rimando alle leggendarie “undicimila vergini” che avrebbero accompagnato Sant’Orsola al martirio. Scandaloso per l’efferatezza dei fatti raccontati, dove non è […]

Thérèse philosophe (Thérèse philosophe, ou mémoires pour servir à l’histoire du Père Dirrag et de Mademoiselle Éradice) è un romanzo libertino del 1748 di paternità incerta, ma solitamente attribuito – almeno in alcuni suoi estratti – alla penna di Jean-Baptiste Boyer d’Argens. Altri credono invece credono sia una creazione di Denis Diderot Il libro, un […]
Qui finisce la decima e ultima giornata del libro chiamato Decameron, cognominato prencipe galeotto
Con la decima giornata si conclude il Decameron
Il marchese di Saluzzo, da’prieghi de’suoi uomini costretto di pigliar moglie, per prenderla a suo modo, piglia una figliuola d’un villano, della quale ha due figlioli, li quali le fa veduto di uccidergli. Poi, mostrando lei essergli rincresciuta e avere altra moglie presa, a casa faccendosi ritornare la propria figliuola come se sua moglie fosse, lei avendo in camicia cacciata e ad ogni cosa trovandola paziente, più cara che mai in casa tornatalasi, i suoi figliuoli grandi le mostra, e come marchesana l’onora e fa onorare.
Il Saladino in forma di mercatante è onorato da messer Torello Fassi il passaggio; messer Torello dà un termine alla donna sua a rimaritarsi; è preso, e per acconciare uccelli viene in notizia del soldano; il quale, riconosciutolo e sé fatto riconoscere, sommamente l’onora; messer Torello inferma, e per arte magica in una notte n’è recato a Pavia, e alle nozze, che della rimaritata sua moglie si facevano, da lei riconosciuto, con lei a casa sua se ne torna.
Sofronia, credendosi esser moglie di Gisippo, è moglie di Tito Quinzio Fulvo, e con lui se ne va a Roma, dove Gisippo in povero stato arriva, e credendo da Tito esser disprezzato, sé avere uno uomo ucciso, per morire, afferma. Tito, riconosciutolo, per iscamparlo, dice sé averlo morto; il che colui che fatto l’avea vedendo, sé stesso manifesta; per la qual cosa da Ottaviano tutti sono liberati, e Tito dà a Gisippo la sorella per moglie e con lui comunica ogni suo bene.
Il re Piero, sentito il fervente amore portatogli dalla Lisa inferma, le conforta, e appresso ad un gentil giovane la marita, e lei nella fronte baciata, sempre poi si dice suo cavaliere.
Il re Carlo vecchio, vittorioso, d’una giovinetta innamoratosi, vergognandosi del suo folle pensiero, lei e una sua sorella onorevolmente marita.