Ott 312016
 

SAINT-ANGE: Ascoltami dunque, Eugénie. È assurdo affermare che appena una figlia esce dal ventre di sua madre deve, da quel momento, diventare vittima della volontà dei suoi genitori, per vivere così fino all’ultimo respiro. Non è certo in un secolo come l’attuale, con la personalità e i diritti dell’uomo approfonditi da poco con tanta cura, che le ragazze debbano continuare a credersi schiave delle loro famiglie, quando è risaputo che i poteri di queste famiglie su di loro sono assolutamente chimerici. Ascoltiamo la natura su una questione così interessante, e ci siano un momento d’esempio le leggi degli animali, assai più vicine di noi a quella. Presso di loro i doveri paterni vanno forse a di là dei bisogni fisici dell’infanzia? I frutti del piacere del maschio e della femmina non possiedono tutta la loro libertà e tutti i loro diritti? Appena possono camminare e nutrirsi da soli, forse da quel momento gli artefici della loro esistenza seguitano ad andargli appresso? E loro stessi pensano forse di dovere qualcosa a coloro che gli hanno fatto dono della vita? No, senza dubbio. E perché mai i figli degli esseri umani dovrebbero attenersi ad altri doveri? E chi li determina, certi doveri, se non l’avidità e l’ambizione dei padri? Ora io mi domando se è giusto che una ragazza che comincia a capire e ragionare si sottometta a tali imposizioni. Non è insomma soltanto un pregiudizio che rinnova queste catene? Esiste nulla di più ridicolo del vedere una ragazza di quindici o sedici anni, bruciata dai desideri che è obbligata a dominare, tra tormenti peggiori di quelli dell’inferno, attendere che i suoi genitori, dopo aver reso la sua giovinezza disgraziata, si compiacciono di sacrificare anche la sua età matura, immolandola alla loro perfida cupidità e dandola sposa, suo malgrado, a uno che o non ha nulla per meritarsi il suo amore o ha tutto per meritarsi il suo odio?

E no, no Eugénie! certe catene saranno presto spezzate! Una volta raggiunta l’età della ragione, una ragazza deve essere libera di andar via di casa, dove avrà ricevuto un’educazione razionale, ed essere padrona, a quindici anni, di divenire quello che vuole! Si darà al vizio? E che importa? I servizi resi da una ragazza che acconsenta a fare la felicità di tutti quelli che si rivolgano a lei, non sono infinitamente più importanti di quelli che offre al suo sposo stando segregata? Il destino d’una donna è essere come una cagna o una lupa; deve appartenere a tutti quelli che la vogliono. Unirla a un solo uomo con l’assurda schiavitù d’un matrimonio significa andare chiaramente contro il destino che la natura le impone.

Speriamo che si aprano bene gli occhi e che, assicurando la libertà a tutti gli individui, non venga dimenticata quella delle infelici ragazze; ma se saranno tanto sfortunate da essere dimenticate, si mettano esse stesse al di sopra di ogni usanza e pregiudizio e spezzino coraggiosamente le ignominiose catene con cui si pretende di tenerle schiave! Allora sì che trionferanno sui costumi e le opinioni! L’uomo divenuto più saggio, perché più libero, capirà che è una ingiustizia disprezzare quelle che agiranno così e che l’istinto di cedere agli impulsi di natura, considerato un crimine presso un popolo schiavo, non può esserlo invece presso un popolo libero. In base alla legittimità di questi principii, Eugénie, spezza le tue catene a qualsiasi prezzo! disprezza le vane rimostranze di una madre imbecille, alla quale appunto tu non devi altro che odio e disprezzo. Se poi tuo padre, che è un libertino, ti desidera, e sia! goda pure di te, ma senza renderti schiava. Rompi il giogo se vuole negarti la libertà! più di una figlia si è comportata così con suo padre. Fotti, insomma, fotti pure! tu sei nata per questo! Nessun freno abbiano i tuoi piaceri se non è imposto dalle tue forze e dalle tue volontà; e non ci sia eccezione di luogo, tempo o persona: tutte le ore, tutti i luoghi e tutti gli uomini devono servire alle tue voluttà! La continenza è una virtù impossibile, per la quale la natura, violata nei suoi diritti, ci punisce subito con mille sventure. Evidentemente, dal momento che le leggi attuali son quelle che sono, usiamo qualche accorgimento: ci tiene a freno l’opinione pubblica, d’accordo; ma di nascosto sfoghiamoci nei confronti di quella castità crudele che siamo obbligati a mantenere in pubblico.

Una fanciulla cerchi di procurarsi una buona amica che, libera e di mondo, possa farle godere di nascosto il piacere; in mancanza di questa, si sforzi a sedurre quei sapientoni da cui è circondata. Li supplichi di prostituirla, promettendo loro tutto il denaro che potranno ricavare dal suo mercato, altrimenti quei sapientoni da soli, o con l’aiuto delle donne rimediate proprio per questo scopo, le cosiddette ruffiane, prima o poi appagheranno ugualmente i suoi desideri. Getti pure polvere negli occhi di quanti la circondano, siano essi fratelli, cugini, amici o genitori; si dia a tutti, se è necessario per nascondere la sua condotta. Se poi occorre, sacrifichi pure tutti i suoi svaghi e affetti; una relazione noiosa, nella quale lei si sarà messa soltanto per politica, la porterà ben presto a una situazione più piacevole e allora sì che potrà considerarsi lanciata. Ma non ritorni mai sui pregiudizi dell’infanzia; minacce, esortazioni, doveri, virtù, religione, consigli: calpesti tutto ciò! Rifiuti e disprezzi ostinatamente quanto tende solo a renderla nuovamente schiava, quanto insomma non serve affatto a tuffarla nell’impudicizia!

È una fissazione dei nostri genitori che la strada del libertinaggio sia tutta una sventura; dappertutto del resto ci sono le spine, lungo la strada del vizio, ma sotto quelle sbocciano le rose: solo sui sentieri fangosi della virtù la natura non le fa mai nascere! L’unico pericolo da temere imboccando quella strada è l’opinione pubblica; ma quale ragazza in gamba, un po’ riflessiva, non si sentirà superiore a certa ridicola opinione? I piaceri che può arrecare la stima degli altri, Eugénie, non sono che di ordine morale, e vanno bene solo per le persone che la pensano in un certo modo; quelli che procura il fottere piacciono a tutti, e certe attrattive di seduzione ricompensano ben presto di quell’illusorio disprezzo al quale è difficile sottrarsi sfidando l’opinione pubblica, ma di cui diverse donne intelligenti si sono disinteressate al punto di ricavarne un piacere più vivo. Fotti, Eugénie, fotti dunque, angelo mio caro! Il tuo corpo appartiene a te, a te soltanto; tu sola al mondo hai diritto di goderne e farne godere chi ti pare e piace!

Sfrutta il periodo più felice della tua vita! Questi anni spensierati di piacere sono purtroppo troppo brevi! Se ne godiamo serenamente, ricordi deliziosi allieteranno dolcemente la nostra vecchiaia. Non ne approfittiamo?… e allora amari rimpianti e terribili rimorsi ci angustieranno tra i tormenti dell’età avanzata, fino a circondare di lacrime e difficoltà il funesto approssimarsi della tomba…

Sogni l’immortalità? Be’, cara mia, solo fottendo resterai nel ricordo degli uomini. Donne come Lucrezia son ben presto dimenticate, mentre ci si ricorda sempre con piacere nella vita di una Teodora o di una Messalina. Dunque Eugénie, come non preferire un comportamento che, riempiendoci di gloria in vita, ci lascia anche la speranza di esser ricordate dopo la morte? Come non preferirlo, dico io, a quell’altro che, facendoci vegetare come imbecilli sulla terra, non ci promette dopo la nostra esistenza altro che disprezzo e oblio?

EUGÉNIE (a Madame de Saint-Ange): Ah, caro amore, come m’infiammano la mente e trascinano l’animo certi discorsi seduttori! Sono in uno stato difficile a spiegarsi… Ma dimmi, potrai farmi conoscere qualcuna di quelle donne… (con turbamento) che mi prostituiranno se glielo chiederò?

SAINT-ANGE: Che tu faccia esperienza, Eugénie, è una cosa che riguarda me soltanto; affidati a me per questo incarico, con tutte le precauzioni che prenderò per ricoprire il tuo traviamento: mio fratello e questo amico sicuro che t’istruisce saranno i primi ai quali voglio che tu ti conceda; poi ne troveremo altri. Non preoccuparti, amica mia; ti farò passare da un piacere a un altro, t’immergerò in un mare di delizie, ti riempirò di queste finché ne sarai sazia!

EUGÉNIE (buttandosi tra le braccia di Madame de Saint-Ange): Mia cara, t’adoro; stai tranquilla che non avrai mai un’allieva più sottomessa di me! Piuttosto, mi sembra di averti sentito dire, in una delle nostre precedenti conversazioni, che era difficile per una ragazza darsi al libertinaggio senza che il suo futuro sposo poi non se ne accorgesse.

SAINT-ANGE: È vero, mia cara, ma ci sono degli accorgimenti che rimettono a posto ogni cosa. Ti prometto di farteli conoscere: tu potrai essere pure fottuta quanto Maria Antonietta209, e io ti assicuro che ti farò diventare nuovamente vergine come quando sei venuta al mondo.

EUGÉNIE: Ma sei deliziosa! Allora su, continua a istruirmi. A questo proposito vedi di chiarirmi come si deve comportare una donna durante il matrimonio.

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