Feb 062017
 

EUGÉNIE: Questi insegnamenti, che il mio cuore previene, m’infiammano troppo perché il mio animo li rifiuti.

SAINT-ANGE: Eugénie, essi sono propri della natura: il fatto stesso che li senti in te, ne è una prova. Come potrebbe ciò che tu senti, appena sbocciato dal suo guscio, essere già il frutto della corruzione?

EUGÉNIE: Ma se tutti gli errori di cui mi parlate derivano dalla natura, perché le leggi vi si oppongono?

DOLMANCÉ: Perché le leggi non sono fatte per il particolare, ma per il generale, il che le mette in continua contraddizione con l’interesse personale, ammesso che l’interesse personale lo sia sempre con l’interesse generale. Ma le leggi, buone per la società, sono deleterie per l’individuo che ne fa parte; per una volta che possano proteggerlo o tutelarlo, per tre quarti della sua vita gli sono poi d’ostacolo e lo rendono schiavo. Per questo l’uomo saggio e pieno di disprezzo per esse, le sopporta, come se fossero serpenti e vipere che, per quanto mordano o avvelenino, possono a volte essere utili in medicina; prenderà insomma delle garanzie nei confronti delle leggi come ci si comporta con animali velenosi: e non sarà un problema scovare certe precauzioni e accorgimenti con la sua saggezza e prudenza. La fantasia di qualche crimine infiammi pure il vostro animo, Eugénie! E state tranquilla che potrete commetterlo in pace, aiutata dalla vostra amica e da me.

EUGÉNIE: Ho già una fantasia nel mio animo!

SAINT-ANGE: Confidati con noi! Cosa ti angustia, Eugénie?

EUGÉNIE (turbata): Desidero una vittima!

SAINT-ANGE: E di che sesso?

EUGÉNIE: Del mio.

DOLMANCÉ: Signora, siete contenta della vostra allieva e dei suoi rapidi progressi?

EUGÉNIE (sempre turbata): Una vittima, amica mia, una vittima!… Per gli dèi, sarebbe la felicità della mia vita!…

SAINT-ANGE: E cosa le faresti?

EUGÉNIE: Tutto!… tutto!… tutto quel che potrebbe renderla la più disgraziata delle donne. Oh, mia buona amica, abbi pietà di me, non ce la faccio più!…

DOLMANCÉ: Sacriddio, che immaginazione!… Vieni, deliziosa Eugénie… voglio baciarti, mille e mille volte! (La stringe tra le sue braccia.) Guardate, signora, guardate questa libertina come sta sborrando al solo pensiero senza che l’abbia toccata… Bisogna assolutamente che l’inculi ancora una volta!

EUGÉNIE: Avrò poi quel che desidero?

DOLMANCÉ: Sì, mattacchiona!… sì, te l’assicuro!

EUGÉNIE: E allora amico mio, eccovi il mio culo!… Fate quel che volete!

DOLMANCÉ: Un momento; arrangiamo la posizione in maniera lussuriosa. (Si viene eseguendo ogni cosa dietro le indicazioni di Dolmancé.) Augustin, stenditi sul bordo del letto, con Eugénie tra le braccia: mentre l’inculerò, le masturberò il clitoride con la superba punta della verga d’Augustin che, per non sciupare il suo sperma, starà attento a non sborrare. Il caro cavaliere, che zitto zitto, si sta masturbando dolcemente mentre ascolta i nostri discorsi, si disporrà sulle spalle d’Eugénie esponendo le sue belle natiche ai miei baci; io lo masturberò da sotto, così mentre avrò il mio arnese dentro un culo, masturberò una verga con ciascuna mano. Inoltre, signora, dopo che io vi ho fatto da marito, voglio che voi diventiate il mio: impugnate il godemiché più enorme che possedete! (Madame de Saint-Ange apre un cofanetto che ne è pieno, e il nostro eroe sceglie il più grosso.) Bene! questo: quattordici pollici di lunghezza e dieci di circonferenza; mettetevi alle mie spalle e cominciate a vibrare dei colpi a fondo.

SAINT-ANGE: In verità, Dolmancé, siete folle! con questo finisce che vi storpio.

DOLMANCÉ: Non vi preoccupate; spingete, penetrate, angelo mio. Io non inculerò la vostra cara Eugénie se non quando il vostro enorme membro sarà ben dentro il mio culo… È arrivato! è arrivato, sacriddio!… Ah! tu mi fai toccare il cielo con un dito!… Niente pietà, bella mia!… Sta’ attenta, ora t’inculo senza tanti accorgimenti… Sacriddio, che bel culo!…

EUGÉNIE: Amico mio, mi rompi tutto… Fai piano piano perlomeno.

DOLMANCÉ: Non ci penso affatto, perdio! Con tante attenzioni perderei metà del piacere. Pensa ai nostri principii, Eugénie! mi do da fare per me, e tu, adesso vittima, angelo mio bello, in un’altra occasione sarai la mia tiranna… Sacriddio, sta entrando!…

EUGÉNIE: Mi fai morire!…

DOLMANCÉ: Cazzo, perdio! sono arrivato in fondo!…

EUGÉNIE: Fa’ pure quello che vuoi, ormai sta dentro… e io sento solo piacere!…

DOLMANCÉ: Come mi piace masturbare questa mazza sul clitoride di una vergine!… E tu, cavaliere, ben aperto con il culo!… Ti masturbo bene, libertino?… E voi, signora, fottetemi, fottete la vostra troia… sì, lo sono e voglio esserlo… Eugénie, sborra, angelo mio, sì, sborra!… Augustin, non volendo mi riempie di sperma… Ricevo pure quello del cavaliere, e ora arriva il mio… Non ce la faccio più… Eugénie, agita le tue natiche, il tuo ano deve stringere la mia verga! Sto per lanciare in fondo al tuo intestino lo sperma ardente che schizza… Toh, sacriddio! sono sfinito! (Si tira indietro e la posizione ha termine.) Ecco, signora, ecco la vostra piccola libertina ancora piena di sperma; l’ingresso della sua vulva ne è inondato; masturbatela, scuotete vigorosamente il suo clitoride tutto bagnato di sperma: è una delle cose più dolci che si possano fare!

EUGÉNIE (tutta eccitata): Amica mia, quanto piacere mi procureresti!… Caro amore, ardo di lussuria! (Ci si mette in posizione.)

DOLMANCÉ: Cavaliere, siccome sarai tu che sverginerai questa bella fanciulla aiuta tua sorella a farla cadere tra le tue braccia, e stando in questa posizione presentami le tue natiche: t’inculerò mentre Augustin inculerà me. (Ognuno si dispone.)

IL CAVALIERE: Va bene in questo modo?

DOLMANCÉ: Un po’ più alto il culo, amore mio; bene… e senza preparazione, cavaliere…

IL CAVALIERE: Per me, fa’ come vuoi! tanto io non proverò altro che piacere con questa favolosa fanciulla! (La bacia e la masturba, ficcandole leggermente un dito nella vulva, mentre Madame de Saint-Ange stuzzica il clitoride d’Eugénie.)

DOLMANCÉ: Quanto a me, caro mio, ne prenderò, stai sicuro, molto più con te di quanto tu ne possa prendere con Eugénie: c’è una tale differenza tra il culo di un giovane e quello di una fanciulla!… Inculami, dunque, Augustin, perché non ti decidi?

AUGUSTIN: Madonna! Signore, questo fino adesso ha scolato accanto alla cosa di quella gentile tortorella, e voi volete che questo si raddrizzi subito per il vostro culo che non è poi così grazioso, bah?

DOLMANCÉ: Imbecille! Ma perché lamentarsi? Ecco la natura: ognuno esalta il suo idolo. Forza, su, penetra, Augustin! e quando avrai un po’ più d’esperienza, mi saprai dire se i culi non valgono più delle vulve… Eugénie, restituisci al cavaliere quel che ti sta facendo; tu non pensi che a te! Hai ragione, ma nell’interesse dei tuoi stessi piaceri, masturbalo! sta per cogliere le tue primizie!

EUGÉNIE: Ecco, lo masturbo, lo bacio, non ragiono più, ah! amici miei, non ne posso più!… abbiate pietà del mio stato… mi sento morire… sto sborrando!… Sacriddio! sono fuori di me!…

DOLMANCÉ: E io invece so controllarmi! Volevo soltanto eccitarmi con questo bel culo; ho conservato per la signora de Saint-Ange lo sperma che nel frattempo si è riscaldato. Niente di più piacevole del cominciare l’operazione in un culo e terminarla in un altro. Ebbene, cavaliere, siamo arrivati?… sverginiamo?…

EUGÉNIE: Oh, cielo! non voglio esser sverginata da lui; morirei. Dolmancé, il vostro è più piccolo; fate voi questa operazione, ve ne scongiuro!

DOLMANCÉ: Impossibile, angelo mio; non ho mai fottuto una vulva in vita mia! Non vorrete che incominci a farlo alla mia età! Le vostre primizie appartengono al cavaliere; lui solo è degno di coglierle: non rubiamogli certi diritti!

SAINT-ANGE: Rifiutare una verginità… così fresca, così graziosa come quella, signore!… Sfido chiunque a non riconoscere la mia Eugénie come la più bella fanciulla di Parigi!… Signore, dico, in verità questo significa attenersi un po’ troppo ai propri principii!

DOLMANCÉ: Non tanto come dovrei, perché la maggior parte dei miei colleghi non inculerebbe neanche voi… Io l’ho fatto e lo rifarò, e non mi sembra dunque, come insinuate voi, di sostenere il mio culto fino al fanatismo.

SAINT-ANGE: Allora, cavaliere, datti da fare! Vedi com’è piccolo lo stretto in cui devi infilarti? Che sproporzione tra il contenuto e il contenente!

EUGÉNIE: Ne morirò, è inevitabile… Ma l’ardente desiderio che ho di essere fottuta mi fa azzardare tutto senza alcun timore… Va’, penetra, mio caro, m’abbandono a te.

IL CAVALIERE (impugnando con la mano la sua verga in erezione): Sì, cazzo! devo entrare… Sorella, Dolmancé, tenetele ognuno una gamba… Ah, Sacriddio! che impresa!… Sì, sì, anche a costo di spaccarla, di romperla, Cristo, devo entrare!

EUGÉNIE: Dolcemente! dolcemente! non posso… (Grida; lacrime colano sulle sue guance…) Aiuto! amica mia… (Si divincola.) No, non voglio che entri!… Se seguitate, grido all’assassino!…

IL CAVALIERE: Grida quanto vuoi, puttanella, ti dico che devo entrare, anche a costo di farti scoppiar mille volte!

EUGÉNIE: Che barbarie!

DOLMANCÉ: Cazzo! come si fa a essere delicati con una verga in erezione!

IL CAVALIERE: Tenetela ferma!… è fatta!… è fatta, sacriddio!… Cazzo!… al diavolo la verginità… Guardate come cola il sangue!

EUGÉNIE: Tigre!… rompimi se vuoi, adesso me ne frego!… Baciami, boia, baciami, t’adoro!… Non fa più male quando sta dentro; i dolori sono finiti… Poverette quelle fanciulle che si spaventeranno di una simile aggressione!… Quanti piaceri rifiuteranno per una piccola pena!… Spingi! spingi! cavaliere, io sto sborrando!… Bagna con il tuo sperma le piaghe che mi hai inferto… Spingilo fino in fondo all’utero… Ah, il dolore cede al piacere… sto per svenire!… (Il cavaliere sborra; nel frattempo Dolmancé gli ha tastato il culo e i coglioni, e Madame de Saint-Ange ha eccitato il clitoride d’Eugénie. La posizione ha termine.)

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