Dic 262016
 

MADAME DE SAINT-ANGE, EUGÉNIE, DOLMANCÉ, IL CAVALIERE DE MIRVEL.

IL CAVALIERE: Vi scongiuro, belle Eugénie, non abbiate timore della mia discrezione, che sarà completa. Mia sorella e questo mio amico possono garantirvelo.

DOLMANCÉ: Non vedo che un modo per troncare questo ridicolo cerimoniale. Caro cavaliere, devi sapere che stiamo educando questa graziosa fanciulla, insegnandole tutto quel che è necessario conosca una signorina della sua età e, per meglio istruirla, alla teoria uniamo sempre un po’ di pratica. Siamo a questo punto: dobbiamo rappresentare una verga che sborra; vuoi farci da modello?

IL CAVALIERE: È una proposta troppo allettante perché mi rifiuti, e la signorina è così bella che concluderemo molto presto questa lezione.

SAINT-ANGE: E allora avanti! subito al lavoro!

EUGÉNIE: Veramente, esagerate! Adesso volete abusare della mia giovinezza… Ma, signore, per chi mi prendete?

IL CAVALIERE: Per una fanciulla affascinante, Eugénie… per la creatura più adorabile che abbia mai visto da quando sono nato. (La bacia e lascia scorrere le sue mani sulle sue grazie.) Che curve graziose e genuine!… Che grazie incantatrici!…

DOLMANCÉ: Parliamo meno, cavaliere, e cerchiamo di agire di più. Farò da regista; è un mio diritto. L’oggetto in questione è far vedere a Eugénie il meccanismo dell’eiaculazione; ma essendo impossibile da parte sua osservare tale fenomeno a sangue freddo, mettiamoci tutti e quattro davanti a lei, vicini l’uno all’altro. Voi masturberete la vostra amica signora; io m’incaricherò del cavaliere. Quando si tratta di polluzione, un uomo se ne intende, per un uomo, infinitamente meglio di una donna. Come sa quel che serve a se stesso, sa pure quel che occorre fare a un altro… Allora, disponiamoci. (Si mettono a posto.)

SAINT-ANGE: Non siamo troppo vicini?

DOLMANCÉ (mentre si occupa del cavaliere): Non potremmo esserlo mai troppo, signora; il seno e il volto della vostra amica devono essere inondati dalle testimonianze di virilità di vostro fratello; deve sborrarle, come suol dirsi, in faccia. Maestro della pompa, io ne dirigerò i fiotti in modo che lei si ritrovi completamente coperta. Smaneggiatela deliziosamente nel frattempo, su tutte le parti lubriche del suo copro. Eugénie, abbandonate tutta la vostra immaginazione alle ultime variazioni del libertinaggio; pensate che ne vedrete i più bei misteri rivelarsi davanti ai vostri occhi; disprezzate ogni ritegno! Il pudore non è mai stato una virtù. Se la natura avesse voluto che tenessimo nascoste alcune parti del nostro corpo, avrebbe preso lei stessa dei rimedi; e invece ci ha creati nudi, quindi vuole che andiamo in giro nudi, e qualsiasi procedimento contrario oltraggia in senso assoluto le sue leggi. I bambini, che non hanno ancora alcuna idea del piacere, e, di conseguenza, neanche della necessità di renderlo più vivo con la modestia, mettono in mostra tutto quel che hanno. Si riscontra a volte anche una maggiore singolarità; ci sono dei Paesi in cui per pudore si va in giro vestiti, ma non esiste modestia nei costumi. A Otaiti le fanciulle sono vestite, ma quando serve si tirano su le gonne.

SAINT-ANGE: Quel che mi piace di Dolmancé è che non perde il suo tempo; mentre parla, vedete come si dà da fare, come esamina con piacere il culo superbo di mio fratello, come masturba voluttuosamente la bella verga di questo giovane!… Su, Eugénie, mettiamoci al lavoro! Ecco il tubo della pompa rivolto verso l’alto! Tra un po’ c’inonda!

EUGÉNIE: Cara amica mia, che membro mostruoso!… riesco a malapena a impugnarlo!… Oh, mio Dio! ma sono tutti grossi come quello?

DOLMANCÉ: Eugénie, sapete per esempio che il mio è molto inferiore; una fanciulla deve guardarsi da certi arnesi: capite bene che quello non vi perforerebbe senza pericolo!

EUGÉNIE (già masturbata da Madame de Saint-Ange): Ah, io li affronterei tutti per goderne!…

DOLMANCÉ: E avreste ragione… una fanciulla non deve mai spaventarsi di fronte a una tale cosa; la natura si presta e i fiumi di piacere di cui lei vi riempie ben presto vi ricompenseranno dei piccoli dolori che li precedono. Ho visto fanciulle più giovani di voi sopportare verghe anche più grosse! Con coraggio e pazienza si superano i più grandi ostacoli! È una follia pensare che, finché sia possibile, sia meglio far sverginare una fanciulla da verghe piccolissime; io ritengo invece che una vergine debba affidarsi ai più grossi arnesi con cui s’imbatterà affinché, una volta rotti più alla svelta i legamenti dell’imene, le sensazioni del piacere possano più prontamente stabilirsi in lei. È vero che una volta arrivata a certi livelli, penerà abbastanza per tornare nella mediocrità; ma se è ricca, giovane e bella, ne troverà di questa taglia quanti ne vorrà. Si regoli; se gliene presentano di meno grossi e ha voglia comunque di usarli, se li piazzi in tal caso nel culo!

SAINT-ANGE: Giusto! e per essere ancor più felice, ne usi due insieme; le scosse voluttuose con cui agirà quello che le sta nella vulva serviranno ad affrettare l’estasi di quello che l’incula, e così inondata dalla sperma di tutti e due, lei pure lanci il suo nel culmine di un piacere da sentirsi morire!

(Si tenga presente che durante il dialogo le polluzioni proseguono senza interruzione.)

DOLMANCÉ: Nel quadro che mi presentate mi par bene che dovrebbero entrarci due o tre verghe di più; la donna, da come l’avete presentata, non potrebbe avere anche una verga in bocca e una in ciascuna mano?

SAINT-ANGE: Potrebbe averne anche sotto le ascelle e tra i capelli, fino a trenta più o meno; in certi momenti non dovrebbe avere, toccare o divorare altro che verghe intorno a sé, ed essere inondata da tutti nell’istante stesso in cui anche lei sborrasse. Dolmancé, per quanto possiate essere puttana anche voi, vi sfido a starmi appresso in certe deliziose battaglie di lussuria… Sono sempre all’avanguardia in questo campo!

EUGÉNIE (sempre masturbata dalla sua amica, come il cavaliere lo è da Dolmancé): Ah, mia buona amica… tu mi fai girar la testa!… Io potrei darmi… a un esercito di uomini!… Ah, che piacere!… Come mi masturbi, cara amica!… Tu sei la dea stessa del piacere!… E questa bella verga come si gonfia!… La sua punta maestosa come s’ingrossa e diventa vermiglia!…

DOLMANCÉ: Ormai è vicinissima alla fase finale.

IL CAVALIERE: Eugénie… sorella mia… avvicinatevi… Ah, che divine mammelle!… che dolci cosce piene!… Sborrate!… sborrate tutte e due… il mio sperma sta per arrivare!… Cola!… Sacriddio!

(Dolmancé, durante il culmine del piacere, dirige con cura i fiotti di sperma del suo amico sulle due donne, e principalmente su Eugénie, che ne risulta inondata.)

EUGÉNIE: Che bello spettacolo!… com’è nobile e maestoso!… Eccomi tutta sommersa!… m’è arrivato perfino negli occhi!…

SAINT-ANGE: Aspetta, amica mia, lasciamo raccogliere queste perle preziose; sfregherò il tuo clitoride in modo da farti sborrare più in fretta.

EUGÉNIE: Ah sì, mia buona amica, sì! è un’idea deliziosa… Esegui, me ne vengo tra le tue braccia.

SAINT-ANGE: Divina fanciulla, baciami mille e mille volte!… Lasciami succhiare la tua lingua… che io respiri il tuo alito voluttuoso mentre è preso dal fuoco del piacere!… Cazzo, anch’io sborro!… Fratello mio, finiscimi, ti scongiuro!…

DOLMANCÉ: Sì, cavaliere, sì, masturbate vostra sorella.

IL CAVALIERE: Mi piace di più metterglielo nella vulva; sono ancora in erezione.

DOLMANCÉ: Ebbene, fatelo presentandomi il vostro culo: io vi fotterò durante questo voluttuoso incesto. Eugénie, armata di questo godemiché220 m’inculerà. Destinata com’è a godere un giorno di tutti i diversi ruoli della lussuria, è bene che si eserciti, in queste lezioni che le impartiamo, ad adempierli tutti ugualmente.

EUGÉNIE (impugnando il godemiché): Volentieri! Non mi tirerò mai indietro, quando si tratterà di libertinaggio: ora è il mio solo dio, l’unica regola della mia condotta, la sola base di tutte le mie azioni. (Incula Dolmancé.) Così, mio caro Maestro?… Va bene?…

DOLMANCÉ: A meraviglia!… In verità, la puttanella m’incula come un uomo!… Bene! mi sembra che siamo perfettamente uniti tutti e quattro; ora si tratta solo di venirsene.

SAINT-ANGE: Mi sento morire, cavaliere!… Mi è impossibile abituarmi alle deliziose scosse della tua bella verga!…

DOLMANCÉ: Sacriddio, che piacere mi dà questo culo meraviglioso!… Cazzo! cazzo! sborriamo tutti e quattro insieme!… Cristo, mi sento morire! non respiro più!… Ah, in vita mia non ho sborrato mai più voluttuosamente! Cavaliere, dov’è finito il tuo sperma?

IL CAVALIERE: Vedi questa vulva, come n’è tutta impiastrata!

DOLMANCÉ: Ah, amico mio, ne avessi io altrettanto nel culo!

SAINT-ANGE: Riposiamoci! sono morta.

DOLMANCÉ (baciando Eugénie): Questa meravigliosa fanciulla mi ha fottuto come un dio.

EUGÉNIE: In verità mi ha fatto piacere.

DOLMANCÉ: Tutti gli eccessi lo fanno provare quando si è libertini, e per una donna la cosa migliore è moltiplicarli più di quanto sia umanamente possibile.

SAINT-ANGE: Ho depositato cinquecento luigi da un notaio, destinandoli a quella persona che mi farà godere una passione che ancora non conosco e mi immergerà in una voluttà mai da me provata in passato.

(A questo punto gli interlocutori si siedono e badano soltanto a conversare.)

DOLMANCÉ: È un’idea bizzarra e la prenderò al volo, ma dubito, signora, che questo singolare desiderio, al quale tenete tanto, non rassomigli ai mediocri piaceri di cui avete goduto proprio adesso.

SAINT-ANGE: Come sarebbe?

DOLMANCÉ: Sul mio onore, non conosco nulla di più fastidioso del godimento della vulva, e quando una come voi, signora, ha goduto dei piaceri del culo, non capisco come si possa indirizzare ad altri.

SAINT-ANGE: È una vecchia abitudine. Quando una come me ci pensa sempre, vorrebbe essere fottuta dappertutto e, qualunque sia la parte perforata dall’arnese, è felice quando se lo sente. Insomma io sono proprio del vostro parere e attesto a tutte le donne voluttuose che il piacere che proveranno facendosi inculare supererà sempre di molto quello che proveranno facendoselo mettere nella vulva. Si diffonda questa notizia tra le donne europee, portate per ambedue i metodi: stiano sicure che non c’è paragone, e torneranno assai difficilmente al davanti, quando avranno fatto l’esperienza del didietro.

IL CAVALIERE: Non la penso affatto allo stesso modo. Io mi presto a tutto, ma personalmente nelle donne, più di ogni altra cosa, mi piace l’altare che la natura indicò normalmente per render loro omaggio.

DOLMANCÉ: D’accordo, e questo è il culo! La natura, mio caro cavaliere, se esamini attentamente le sue leggi, non indicò mai per il nostro omaggio altri altari se non il buco del didietro; lei concede il resto, ma prescrive quello. Sacriddio! se non era sua intenzione che noi fottessimo nel culo, perché mai avrebbe così proporzionato l’ano ai nostri membri? L’orifizio non è rotondo come quelli? Quale individuo è così nemico del buon senso da immaginare che un buco ovale possa esser stato creato dalla natura per dei membri rotondi! Le sue intenzioni si leggono in questa deformità; lei ci fa vedere chiaramente in tal modo che sacrifici troppo prolungati verso quella parte, moltiplicando una riproduzione di cui lei non fa che accordarci la tolleranza, le sarebbero infallibilmente sgradevoli. Ma proseguiamo la nostra educazione. Eugénie ha considerato poco fa il sublime mistero di un membro che sborra; ora vorrei che lei imparasse a dirigerne i fiotti.

SAINT-ANGE: Siete ambedue piuttosto spossati, e certo la cosa per ognuno di voi sarebbe dolorosa.

DOLMANCÉ: Sono d’accordo, e per questo sarebbe bene aver sottomano, in questa casa o in campagna, qualche ragazzotto robusto, che ci servisse da manichino e sul quale potessimo esporre le nostre lezioni.

SAINT-ANGE: Ho qualcuno che fa al caso nostro.

DOLMANCÉ: È per caso quel giovane giardiniere dal corpo delizioso, tra i diciotto e i vent’anni? L’ho visto prima lavorare nel vostro orto.

SAINT-ANGE: Augustin? Precisamente. Augustin ha un membro lungo tredici pollici e circa otto e mezzo di circonferenza!

DOLMANCÉ: Oh, cielo, che mostro!… e sborra?…

SAINT-ANGE: Ah, come un torrente!… Vado a cercarlo.

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