Feb 102018
 

Il cittadino, in compagnia dei suoi amici e dei suoi servi, riceverà nella stanza del piacere, ornata di fiori e profumata, la donna, che è venuta da lui dopo aver fatto un bagno ed essersi convenientemente vestita, e la inviterà a rinfrescarsi e a bere liberamente. Poi la farà sedere alla sua destra e, carezzandole i capelli, l’abbraccerà delicatamente col braccio sinistro. Si abbandoneranno allora tutti ad una piacevole conversazione su vari soggetti, e potranno anche parlare con parole a doppio senso e allusioni, di cose che non siano considerate sconvenienti per una società. Potranno cantare facendo pure della mimica o della musica, parlare di belle arti, incitandosi l’un l’altro a bere. Infine, quando la donna non resisterà più all’amore e al desiderio, il cittadino congederà gli amici, che gli si faranno dattorno, donando a ciascuno fiori, unguenti e foglie di betel, e quando rimarranno finalmente soli i due procederanno nel modo prima descritto. Questo è il modo di cominciare l’atto sessuale.
Alla fine dell’amplesso, invece, gli amanti, modestamente e senza guardarsi in viso, ognuno per proprio conto, si ritireranno, per rivestirsi; tornati poi al proprio posto, masticheranno alcune foglie di betel e il cittadino stenderà di propria mano sul corpo della donna un unguento di puro sandalo e di qualche altra essenza. L’abbraccerà col braccio sinistro, le dirà parole d’amore e le farà bere dell’acqua in una coppa tenuta da lui. Potranno mangiare dolci di zucchero od altra cosa, secondo il loro desiderio, e bere estratti freschi; potranno, secondo i gusti del paese, mangiare minestra, orzo, estratto, dolci, o altra cosa che sia dolce, piacevole e pura. Gli amanti possono anche sedersi sulla terrazza del palazzo o della casa a godere il chiaro di luna e a fare ancora piacevoli conversazioni; e il cittadino, tenendo la donna sulle ginocchia, le mostrerà i diversi pianeti, la stella mattutina, la stella polare, le sette Rishi o l’Orsa maggiore. In tal modo finisce l’unione sessuale. L’amplesso può essere di diverse specie:

1) Amplesso d’amore.
2) Amplesso d’amore susseguente.
3) Amplesso d’amore artificiale.
4) Amplesso d’amore trasferito.
5) Amplesso a similitudine degli eunuchi.
6) Amplesso fallace.
7) Amplesso d’amore spontaneo.

1. Quando un uomo e una donna che da diverso tempo si amano e si ritrovano insieme dopo varie traversie; o quando uno di essi torna da un viaggio; quando si riconciliano dopo aver litigato, si ha l’amplesso d’amore. Si effettua secondo la fantasia degli amanti e per tutto il tempo che può far piacere.
2. Quando si riuniscono due persone il cui amore è appena nato, si ha l’amplesso d’amore susseguente.
3. Quando un uomo pratica l’amplesso eccitandosi da se stesso con le sessantaquattro arti, come il bacio ecc.; o quando un uomo e una donna hanno un rapporto sebbene ciascuno ami un’altra persona, si ha l’amplesso d’amore artificiale. In questo caso occorre impiegare tutti i procedimenti insegnati dai Kama Shastra.
4. Quando un uomo, dal principio alla fine dell’amplesso, pur godendo una donna, pensa continuamente di goderne un’altra che ama, si ha l’amplesso d’amore trasferito.
5. L’amplesso fra un uomo e una portatrice d’acqua o una domestica di scala inferiore alla sua, e che duri solamente il tempo necessario per soddisfare il desiderio, si chiama amplesso come gli eunuchi. In tal caso occorre astenersi da ogni toccamente esterno, dai baci, e da tutte le altre manipolazioni.
6. L’amplesso fra una cortigiana e un contadino, o fra un cittadino e una donna di villaggio o dei sobborghi, si dice amplesso fallace.
7. L’amplesso, infine, fra due persone profondamente affezionate, si dice amplesso spontaneo. In tal modo terminano tutte le specie di amplesso, e parliamo adesso delle dispute d’amore.
Una donna che ami appassionatamente un uomo non sopporta di sentire pronunciare il nome della propria rivale, né che si parli di lei, né di essere chiamata per distrazione col nome di lei. Se avviene ciò, allora scoppia una grande disputa: la donna piange, va in collera, scioglie i capelli, percuote l’amante, cade dal letto o dalla sedia, e gettando da tutte le parti ghirlande e ornamenti, si butta per terra. L’amante in questo caso deve tentar di calmarla con parole concilianti e nello stesso tempo la rialzerà con attenzione per farla di nuovo stendere sul letto. Ma, senza rispondere alle sue parole, e sempre con crescente collera lei gli curverà la testa tirandogli i capelli, e dopo averlo ripetutamente percosso, una, due e tre volte, sulle braccia, sulla testa, sul petto e sul dorso, si dirigerà verso la porta della camera.
Secondo Dattaka, lei deve, in questo caso, sedersi, con aspetto corrucciato, presso la porta, e piangere, ma senza uscire, per evitare di mettersi dalla parte del torto.
Dopo un po’ di tempo, quando avrà giudicato che l’amante ha fatto tutto quanto era in suo potere per riconciliarsi, lo deve abbracciare, lasciandogli però un vivo desiderio di amplesso.
Quando una donna è a casa sua e ha litigato con l’amante, deve andare da lui, dimostrargli tutta la sua collera, e poi abbandonano.
Ma, in seguito, quando il cittadino gli avrà inviato il Vita, il Vidushaka o il Pithamarda per calmarla, dovrà tornare a casa e passar la notte con l’amante.
In tal modo terminano le dispute di amore, e riassumendo:
Un uomo, che usa i sessantaquattro mezzi insegnati da Babhravya, raggiunge il proprio scopo, assicurandosi il godimento di una donna della migliore società. Potrà, fin che vorrà, dissertare su altri soggetti, ma se non conosce le sessantaquattro arti, non otterrà se non poca stima fra le persone colte. Un uomo, al contrario, digiuno in ogni altra cosa, ma assai al corrente dei sessantaquattro capitoli avrà la supremazia in una società di uomini e di donne.
E come non rispettare le sessantaquattro arti quando si pensi che ricevono il rispetto dei letterati, dei sapienti, e delle cortigiane? E in virtù appunto del rispetto che naturalmente si prova per questi sessantaquattro capitoli, per le attrattive che manifestano, e per i meriti che sanno aggiungere ai vezzi naturali delle donne, gli Asciari le chiamano care alle donne. Un uomo profondo in queste arti è gradito alla sua donna, alle donne degli altri, e alle cortigiane.

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