Mag 232016
 

Quando tutto fu terminato, il mio primo pensiero fu quello di andarmene alla svelta. Infatti, nonostante fossi soddisfatta della differenza tra quella calda bordata e i noiosi giochetti, causa delle fiamme inappagate che mi avevano portata a compiere quel passo, ora ero più calma e iniziavo a comprendere il pericolo di una simile amicizia, per quanto piacevole. Lo sconosciuto, da parte sua, parlava di passare la serata con me e di continuare la nostra intimità con una tale determinazione che mi fece temere che non sarebbe stato semplice liberarmi di lui. Nel frattempo, cercando di dissimulare il disagio, finsi di acconsentire, dicendogli che prima sarei dovuta passare a casa per un’importante commissione e poi lo avrei raggiunto. Il ragazzo abboccò, certo che io fossi una di quelle frustrate donne di strada dedite a soddisfare i piaceri del primo ruffiano che incontrano, e che io non mi sarei lasciata sfuggire la giusta ricompensa. Prima che me ne andassi ordinò in mia presenza una cena che, crudelmente, non tornai più a condividere.

Una volta rincasata, raccontai la mia avventura alla signora Cole, la quale mi rimproverò duramente per le pericolose possibili conseguenze di tale follia, soprattutto per i rischi per la mia salute, dovuti alla leggerezza con cui avevo spalancato le gambe al primo che passava. Decisi allora che non avrei agito in quel modo così sconsiderato, ma passai i giorni seguenti in un perenne disagio, dovuto non solo al piacevole ricordo di quell’incontro. Tuttavia tali timori sul mio bel marinaio si rivelarono infondati, e qui ne faccio ammenda.

Vivevo con il signor Norbert ormai da tre mesi, e passavo serenamente le mie giornate tra i piacevoli passatempi della casa della signora Cole e le attenzioni di quel gentiluomo che mi ricompensava sempre con generosità estrema per l’infinita compiacenza che dimostravo assecondando i suoi capricci. Ero riuscita a conquistarlo, al punto che diceva di trovare in me infinite qualità, come se io fossi ogni volta una donna diversa, facendogli così perdere la smania di cercare in continuazione facce nuove. Ma la cosa ancor più confortante era che il suo amore per me aveva avuto grossi benefici sulla sua salute: pian piano aveva finito per considerare il nostro rapporto quasi coniugale, gli aveva infuso serenità, aiutandolo a rifuggire da quegli eccessi che lo avevano rovinato. Era diventato più fine, equilibrato, in salute. Era sul punto di dimostrarmi in modo tangibile la sua riconoscenza quando ancora una volta la fortuna capricciosa decise di voltarmi le spalle.

Sua sorella, Lady L…, alla quale era molto affezionato, un bel giorno gli chiese di accompagnarla a Bath, dove si recava per ragioni di salute. Egli non poté rifiutarle quel piccolo favore, così, benché non sarebbe rimasto lontano più di una settimana, mi salutò con cuore pesante e mi regalò una somma davvero notevole, del tutto sproporzionata a quel breve periodo di assenza, che invece si rivelò più lungo del previsto, uno di quei viaggi da cui non si fa più ritorno. Non era a Bath da neanche due giorni quando si abbandonò a tali bagordi con un gruppo di amici che si beccò una febbre così alta che lo spedì all’altro mondo in quattro giorni, senza che mai riprendesse conoscenza. Se le cose non fossero andate in questo modo, sono certa che mi avrebbe ricordata nel suo testamento. Forse, se fosse stato lucido per redigerlo egli stesso, mi avrebbe ricordata con generosità, e invece lo perdetti malamente. Ma la vita di una donna di piacere è inevitabilmente soggetta a questi mutamenti e quindi ben presto ritrovai la mia serenità e ricominciai a vivere spensierata la mia vita di sempre, nella comunità da cui mi ero in qualche modo allontanata.

La signora Cole, che continuava a essermi amica, si offrì di aiutarmi a trovare un rimpiazzo, ma ormai ero abbastanza ricca da potermi permettere di guardarmi attorno con calma. Per quel che riguardava le mie smanie per il piacere, erano di molto diminuite grazie alla consapevolezza di poterle soddisfare in ogni momento a casa della signora Cole, dove Louisa e Emily continuavano la loro solita attività. Anche la mia favorita, Harriet, veniva spesso a trovarmi e mi parlava della grande felicità che le riempiva il cuore. Il suo baronetto l’amava con passione ed era teneramente ricambiato; tra l’altro, aveva anche provveduto a dotarla di una rendita che le permetteva di essere indipendente e anche di mantenere la famiglia. Ero dunque in vacanza da qualsiasi attività da un certo periodo di tempo quando un giorno la signora Cole, nel corso delle nostre confidenze, mi parlò di un tale signor Barville, un cliente della casa, che era da poco tornato in città e al quale avrebbe dovuto trovare una compagna. La faccenda la lasciava non poco perplessa e la metteva in difficoltà, perché questo signor Barville era succube di una strana perversione: provava un ardente desiderio a farsi frustare e frustare a sua volta le sue amanti. Per quanto pagate profumatamente per il coraggio e l’accondiscendenza a sottomettersi ai suoi capricci, erano ben poche quelle che accettavano correndo il rischio di rimetterci la pelle. Ciò che rendeva questa fantasia ancora più strana era la giovane età di quel gentiluomo. Infatti, tali perversioni ricorrono di solito in uomini più maturi, obbligati a ricorrere a quel genere di espedienti per accelerare la circolazione dei loro spiriti inerti e farli confluire verso quelle parti fiacche e avvizzite che prendono vita solo in virtù di forti stimoli.

La signora Cole mi aveva messa al corrente di tale confidenza senza aspettarsi che io mi rendessi disponibile, infatti, date le mie condizioni piuttosto agiate, solo la tentazione di un’immensa ricompensa poteva indurmi ad abbracciare un lavoro simile. Inoltre, non avevo mai mostrato nessun impulso né curiosità verso certi gusti che promettevano più dolore che piacere. Cosa mi spinse dunque ad accettare di mia spontanea volontà di partecipare a una festa di dolore? A dire il vero, fu un capriccio, un desiderio improvviso di provare cose nuove, unitamente a una certa vanità, che mi spinse a dimostrare il mio coraggio alla signora Cole e a sacrificarmi per sollevarla da ulteriori ricerche. La mia amica fu allo stesso tempo compiaciuta e sorpresa per quell’affetto incondizionato che nutrivo nei suoi riguardi e per la mia disponibilità.

La mia buona madre temporale tentò in ogni modo di dissuadermi, ma, poiché lo faceva solo per l’amicizia che nutriva per me, rimasi convinta della mia decisione e le garantii che la mia offerta era sincera e spontanea. La signora Cole allora acconsentì, ringraziandomi e assicurandomi che, a parte il dolore che avrei provato, non aveva alcuno scrupolo a impegnarmi in quell’incontro, per il quale sarei stata pagata generosamente, e che avrebbe trattato la questione con il massimo riserbo per evitarmi l’imbarazzo che di solito accompagna la trattativa. Da parte sua riteneva che il piacere fosse un porto universale e che ogni vento fosse buono per raggiungerlo purché non provocasse danno a nessuno, e provava molta compassione per quelle persone infelici, succubi di gusti arbitrari che governano i loro appetiti incontrollabili. Gusti molto diversificati che vanno oltre ogni capacità di ragionamento, proprio come i gusti in fatto di cibo: alcuni stomaci non sopportano i piatti semplici e trovano appagamento solo nei cibi più elaborati e saporiti, altri invece li detestano.

In realtà non avevo bisogno di alcun incoraggiamento o giustificazione, avevo dato la mia parola ed ero determinata a mantenerla. Fissata la sera dell’incontro, venni istruita a dovere su come mi sarei dovuta comportare. La sala da pranzo fu allestita e illuminata per l’occasione, e il giovane gentiluomo attese lì il mio arrivo.

Allora la signora Cole mi portò da lui e mi presentò. Indossavo un provocante déshabillé adatto al tipo di esercizio a cui mi sarei sottoposta: gonna, sottoveste, calze e ciabatte di raso, e un’elegante uniforme bianca, come una vittima sacrificale, mentre i riccioli castani mi cadevano sul collo creando un piacevole contrasto con il colore dell’abbigliamento.

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