Ott 262015
 

Tutti i miei pensieri durante quell’intero giorno furono rivolti a lui, e ogni minuto mi sembrava una piccola eternità. Quante volte guardai l’orologio! E fui perfino tentata di far avanzare quella noiosa lancetta, come se ciò avesse potuto far scorrere il tempo più in fretta. Se qualcuno della casa mi avesse minimamente osservata, avrebbe notato qualcosa di straordinario nell’agitazione che non potevo far a meno di tradire, soprattutto quando a pranzo accennò al giovane molto affascinante che era stato nella casa e che era rimasto per colazione: «Oh! Era così bello! … sarei morta per lui… si sarebbero accapigliate per lui…» e altre sciocchezze, che tuttavia gettavano olio su di un fuoco che io dovetti a malincuore soffocare.

L’inquietudine della mia mente che mi accompagnò tutto il giorno ebbe su di me il buon effetto di farmi dormire, per pura stanchezza, abbastanza bene fino alle cinque del mattino, quando mi alzai e, dopo essermi vestita, attesi, torturata dalla paura e dall’impazienza, l’ora dell’appuntamento. E alla fine il critico e desiderato momento arrivò, e sostenuta solo dal coraggio che l’amore mi dava, mi avventurai in punta di piedi giù per le scale, abbandonando il mio bagaglio, per paura di essere sorpresa con esso mentre me ne andavo.

Raggiunsi la porta che dava sulla strada, la cui chiave si trovava sempre sulla sedia accanto al nostro letto, sotto la custodia di Phoebe, la quale, non sospettando per nulla che io avessi progettato di fuggire (e nemmeno io lo avevo sospettato fino al giorno prima), non aveva ragione di tenerla nascosta da me. Aprii la porta con grande facilità, perché l’amore che mi aveva incoraggiata, ora mi proteggeva: giunsi in strada sana e salva, e lì vidi il mio angelo custode in attesa davanti allo sportello aperto di una carrozza. Non so come lo raggiunsi, forse volando, ma in un attimo fui seduta nella carrozza accanto a lui, che subito mi strinse fra le sue braccia e mi baciò per darmi il benvenuto. Il cocchiere ricevette gli ordini e partì.

In un attimo gli occhi mi si riempirono di lacrime, lacrime della più deliziosa gioia. Trovarmi tra le braccia di quel meraviglioso giovane era una tale estasi che il mio piccolo cuore ne fu sopraffatto. Il passato e il futuro mi erano allo stesso modo indifferenti: mi bastò concentrare le mie forze vitali sul presente per sopportare l’emozione senza svenire. Lui, da parte sua, non mi fece mancare i più teneri abbracci, le più tenere espressioni, intese ad assicurarmi il suo amore e a escludere ogni possibile pentimento per aver compiuto quell’audace passo, che mi aveva portata a fidarmi così ciecamente del suo onore e della sua generosità. Ma, ahimè, quello non era un merito per me, poiché ero stata spinta da una passione troppo impetuosa per poterle resistere, e agii come agii perché non potevo farne a meno.

In un attimo, siccome il tempo non aveva più misura per me, arrivammo in una locanda di Chelsea, posto comodo e ospitale per due amanti, dove ci fu servita una colazione a base di cioccolata.

Il vecchio e simpatico proprietario, perfetto conoscitore della vita, si unì a noi e, lanciandomi lunghe occhiate, si rallegrò e ci disse che eravamo proprio una bella coppia, che la sua casa era frequentata da molti gentiluomini e dame, eppure non aveva mai visto una coppia più bella… ed era sicuro che io fossi un fiore fresco… sembravo così semplice, così innocente! Ebbene! Il mio sposo era un uomo molto fortunato! Parole che, pur essendo frutto della normale ruffianeria di locandiere, non solo mi piacquero e mi lusingarono, ma mi aiutarono anche a vincere la mia confusione nel trovarmi con il mio nuovo sovrano, di cui, avvicinandosi il momento, cominciavo ad avere un po’ paura: una timidezza provocata più dall’amore che dalla ritrosia di una vergine.

Lo desideravo, lo amavo, sarei morta per lui: e tuttavia non so né come, né perché, temevo quel momento che avevo prima bramato. Il mio cuore batteva forte, nel tumulto dei più caldi desideri. Tuttavia, tale scontro di passioni, tale conflitto tra pudore e desideri amorosi mi fece scoppiare di nuovo in lacrime, che egli continuò ad attribuire soltanto all’agitazione e all’emozione per l’improvviso cambiamento dovuto al fatto di essermi affidata a lui; dunque si prodigò in gesti e parole per confortarmi come meglio poteva.

Dopo colazione, Charles (il caro e familiare nome, che userò d’ora in avanti per indicare il mio Adone), con un sorriso pieno di significato, mi prese con gentilezza per mano e mi disse: «Vieni, mia cara, ti mostrerò una bella stanza che domina una stupenda vista su alcuni giardini», e senza attendere una risposta, cosa che mi sollevò di un peso, mi condusse verso una camera ampia e luminosa, la cui unica vista era un letto, il quale era stato senza dubbio il motivo della scelta di quella stanza.

Charles aveva appena fatto scorrere il chiavistello della porta, corse verso di me e mi strinse tra le braccia, e sollevandomi da terra con le labbra incollate alle mie mi portò, tremante, affannata e combattuta tra delicati timori e teneri desideri, verso il letto, dove la sua impazienza non gli permise di spogliarmi, ma soltanto di togliermi le spille che fermavano il mio scialle e di slacciarmi il corsetto.

Il mio petto era ora nudo, e sollevandosi nei più caldi palpiti offriva alla vista e al tatto di lui le ferme e sode prominenze di due seni giovani, quali si possono immaginare in una ragazza non ancora sedicenne, fresca di campagna e intatta; ma, nonostante il loro orgoglio, il candore, la forma, la piacevole resistenza alla tocco, essi non frenarono il vagare delle sue mani inquiete, che per avere ogni libertà alzarono la mia sottoveste e la camicia, cosicché il principale centro d’attrazione si trovò esposto alla loro dolce invasione. La paura, comunque, mi fece d’istinto chiudere le cosce, ma il tocco della sua mano, insinuata tra esse, le convinse ad aprirsi favorendo la via al primo attacco.

Giacevo esposta all’esame dei suoi occhi e delle sue mani, silenziosa e arrendevole, il che gli confermò la convinzione che io non fossi nuova a certe faccende, avendomi incontrata in una casa di piacere, e così procedette con spavalderia. Da parte mia, non avevo mai fatto cenno alla mia verginità, perché se l’avessi fatto lui avrebbe potuto pensare che lo giudicavo un credulone tale da dargli a bere una fandonia simile, ossia che io fossi ancora padrona di quel tesoro nascosto, tanto agognato dagli uomini e che essi, una volta scoperto, vogliono solo distruggere.

Troppo eccitato per sopportare ulteriori indugi, egli si sbottonò e tirato fuori lo strumento delle battaglie amorose lo guidò dritto in quella che lui riteneva una breccia già aperta… Fu allora che sentii per la prima volta quel muscolo duro e rigido come un corno urtare contro la tenera parte, e s’immagini la sua sorpresa quando, dopo alcune vigorose spinte che mi fecero un male tremendo, egli si accorse di non aver fatto il minimo progresso.

Mi lamentavo, ma lo facevo con dolcezza. Non lo potevo sopportare… mi faceva davvero male! Lui però continuò a pensare che fosse il vigore giovanile dare maggior spessore al suo membro facendogli incontrare quelle difficoltà (poiché pochi uomini potevano reggere il confronto con le sue dimensioni), e che, forse, io non fossi mai stata posseduta da uno dotato come lui. Non gli passò proprio per la testa l’idea che il fiore della mia verginità non era stato ancora colto, e del resto avrebbe considerato un’inutile perdita di tempo e di parole interrogarmi a tal proposito.

Tentò di nuovo: ancora nessun accesso, nessuna penetrazione. Intanto il mio dolore cresceva, benché il grande amore mi facesse sopportare qualunque pena senza quasi un lamento. Infine, dopo ripetuti e infruttuosi tentativi, si sdraiò ansimante accanto a me, baciò le lacrime che bagnavano il mio volto e mi chiese con tenerezza perché soffrissi tanto, e se non l’avessi sopportato già da altri meglio che da lui. Gli risposi con disarmante semplicità che egli era il primo uomo al quale mi concedevo. La verità è potere, e quasi sempre crediamo a ciò che desideriamo con ardore.

Charles, data l’evidenza, non esitò a credermi, mi colmò di baci e mi pregò in nome dell’amore di avere un po’ di pazienza, e che sarebbe stato con me più delicato che con la sua stessa carne.

Ahimè! Conoscere il suo desiderio bastò a sottomettermi con gioia, qualunque fosse il dolore che mi aspettava.

Riprese quindi i suoi tentativi in varie forme: dapprima mi mise un cuscino sotto la schiena, per dare migliore elevazione al bersaglio del suo scopo, e poi un altro sotto la testa, per farmi stare più comoda; quindi, schiudendo le mie cosce e sistemandosi tra di esse, le fece poggiare su di sé. Avvicinò la punta del suo strumento alla fessura, nella quale cercò accesso, ma quella era così piccola che dubitò perfino di trovarsi nel punto giusto. Guardò, toccò e ne fu soddisfatto: allora spinse con forza la sua asta prodigiosa e all’impatto, come per effetto di un cuneo, incrinò l’unione di quelle parti e riuscì a inserire appena la punta tra le labbra. Quando ne fu certo, migliorò il proprio vantaggio e assestò un altro colpo il linea retta, penetrando più a fondo. Provai un dolore insopportabile per la separazione delle tenere estremità al passaggio di quel corpo duro e spesso, al punto che avrei voluto gridare, ma non avevo intenzione di allarmare la casa, pertanto trattenni il respiro e afferrai con la bocca la sottoveste, che era sollevata sopra il mio viso, e la morsi con forza. Alla fine il tenero tessuto di quel tratto cedette sotto tale furia, strappandosi e lacerandosi, ed egli poté penetrarmi un po’ di più: ora, irruente e fuori di sé, in preda alla foga e alla potenza di quel membro, come in un impeto di rabbia primitiva, irruppe, travolgendo ogni ostacolo e, con un ultimo, violento e spietato affondo, lo spinse fino all’elsa dentro di me… Allora ogni proposito mi abbandonò e lanciai un grido, dopodiché persi i sensi per l’intensità del dolore. In seguito mi disse che quando uscì da me, non appena ebbe raggiunto il massimo piacere, le mie cosce furono subito irrorate di sangue che sgorgava dalla ferita nella fessura lacerata.

 Leave a Reply

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

(required)

(required)

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.