Ott 122015
 

Quando ebbe finito, si alzò, mentre Polly giaceva ancora immobile e senza fiato per il piacere, o così mi sembrava. Poi il giovane la spostò di nuovo in posizione frontale, con le gambe sempre aperte. Polly sembrava incapace di mettersi seduta, così notai una specie di liquido bianco, come schiuma, che colava dalle labbra esterne della ferita appena aperta, la quale ora si era accesa di un rosso più intenso. Alla fine anche lei si alzò, e gettandogli le braccia intorno al collo sembrò molto soddisfatta della prova alla quale lui l’aveva sottoposta, almeno giudicando dall’affettuosità con la quale lo guardava e si stringeva a lui.

Da parte mia non pretenderò di descrivere ciò che sentii dentro di me durante questa scena, ma da quell’istante adieu a tutti i timori di ciò che un uomo avrebbe potuto farmi: essi si erano ormai tramutati in un desiderio così ardente, in una smania così irrefrenabile, che avrei afferrato per la manica il primo uomo che avessi incontrato per offrirgli quel gioiello, la cui perdita, pensavo ormai, fosse un guadagno da procurarsi il più presto possibile.

Anche Phoebe, che aveva più esperienza di me, e alla quale simili spettacoli non erano nuovi, non restò insensibile a una scena così eccitante, e tirandomi via con dolcezza dal posto di osservazione per timore di essere scoperte mi portò verso la porta, e io la seguii passiva e obbediente a ogni minimo cenno.

Lì non c’era spazio per sedersi o sdraiarsi, così, mettendomi in piedi con la schiena appoggiata contro la porta, mi sollevò la sottoveste e, con le dita laboriose, andò a esplorare quella parte di me che ora era agognante e pronta a morire di desiderio, al punto che il solo tocco del suo dito in quel punto critico fu come una scintilla per una miccia, mentre la mano le permise di capire subito quale eccitazione e ardore quella vista mi aveva procurato. Soddisfatta del suo successo nell’alleviare la febbrile eccitazione che mi rendeva impaziente di vedere la continuazione degli amplessi dei nostri amanti, mi portò di nuovo allo spiraglio così propizio alla nostra curiosità.

Ci eravamo allontanate solo pochi minuti dalla scena, e tuttavia al nostro ritorno tutto era pronto per riprendere le tenere ostilità.

Il giovane straniero era seduto sul divano, proprio di fronte a noi, con Polly sulle ginocchia, le braccia di lei intorno al suo collo; l’estremo candore della pelle della ragazza contrastava deliziosamente con quella scura e brillante dell’amante.

Ma chi avrebbe potuto contare gli innumerevoli e focosi baci dati e ricevuti? Le bocche aperte e le lingue non facevano che intrecciarsi con grande impeto e diletto.

Nel frattempo il suo campione dalla testa rossa, che da così poco aveva abbandonato il pertugio, placato e confuso, ora aveva recuperato la sua condizione migliore, rinvigorito e ringalluzzito tra le cosce di Polly, la quale, da parte sua, non mancava di ammansirlo e tenerlo di buon umore accarezzandolo, con la testa abbassata, e perfino ricevendo la sua punta vellutata tra le labbra meno adatte a questo scopo. Se lo facesse per renderlo più scivoloso e facile all’inserimento, non lo saprei dire, ma aveva un tale effetto sul giovane gentiluomo che gli occhi sembravano brillare con ancor più lustro e la sua espressione s’infiammava come se ne traesse ancora più piacere. Si alzò in piedi e prese Polly tra le braccia, sussurrandole all’orecchio qualcosa che io non riuscii a sentire, quindi la condusse sul fondo del divano e iniziò a percuoterle le cosce e il sedere con il suo rigido muscolo, e aiutandosi con la mano le colpiva a scatti e le faceva risuonare di nuovo, come volesse farle male, ma lei sembrava provarci gusto in quel gioco tanto quanto lui.

Può immaginare il mio stupore quando vidi il giovane e pigro malandrino distendersi sul divano e tirare su di sé Polly, che, assecondandolo, si mise a cavalcioni e con le mani condusse il cieco favorito al posto giusto; seguendo l’impulso, si accomodò proprio sopra la punta fiammeggiante di quell’arma di piacere e, stando bene eretta, se la infilò fino in fondo. Rimase seduta così per qualche istante, assaporando e apprezzando quella situazione, mentre lui giocava con i suoi seni provocanti. Di tanto in tanto ella si chinava per prendersi i suoi baci, ma ben presto l’istinto del piacere li incitò a movimenti più frenetici. Il giovane incrociò le mani su di lei e la spingeva a muoversi con dolce violenza: i colpi invertiti dell’incudine sul martello li portarono presto al momento critico, in cui tutto contribuiva a indicare il punto di imminente estasi reciproca in cui si trovavano.

Da parte mia, non sopportai di guardare oltre. Ero così sopraffatta, così infiammata dal secondo atto della commedia che, in preda alla follia, mi gettai su Phoebe e la strinsi, come se lei avesse avuto il potere di aiutarmi. Compiaciuta e impietosita dal turbamento che avvertiva in me, mi condusse verso la porta, la aprì in silenzio e insieme sgattaiolammo giù in camera, dove, non riuscendo a reggermi in piedi per la grande agitazione, mi gettai sul letto, fuori di me e imbarazzata per quello che provavo.

Phoebe si stese accanto a me e mi chiese se, ora che avevo conosciuto e osservato il nemico, ne ero ancora spaventata, o se ritenessi di poterci avere un incontro ravvicinato. Da parte mia non uscì una parola, sospiravo, riuscivo a malapena a respirare. Allora Phoebe mi prese la mano e, dopo essersi sollevata la sottoveste, la condusse con una certa forza in quelle parti dove, ora che la mia conoscenza era cresciuta, sentivo la mancanza dell’oggetto dei miei desideri, e non trovando nemmeno l’ombra di ciò che volevo, poiché era tutto piatto e vuoto, provai un senso di fastidio. Avrei voluto ritrarre la mano, ma temevo di offenderla, così mi abbandonai a lei e le lasciai fare quello che più riteneva opportuno al fine di procurarsi l’ombra del piacere, invece della vera sostanza. Da parte mia, ora bramavo un cibo più solido, e mi ripromisi che non mi sarei più accontentata di quegli sciocchi giochini tra donne, se la signora Brown non mi avesse procurato al più presto l’essenziale. In breve, non credevo di poter aspettare oltre l’arrivo del mio Lord B…, benché fosse questione di pochi giorni ormai. E infatti non lo aspettai, perché l’amore stesso si prese la briga di disporre di me, a dispetto dell’interesse e della lussuria.

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