Ott 102016
 

EUGÉNIE: Mia cara, è delizioso! è una sensazione difficile a descriversi. Non saprei proprio dire quale delle due lingue mi dà maggior piacere.

DOLMANCÉ: Nella posizione in cui mi trovo, signora, la mia verga è vicinissima alle vostre mani; vi prego, masturbatemi mentre succhio questo culo divino. Ficcate ancor più dentro la lingua, signora; non smettete di succhiarle il clitoride! fate penetrare quella lingua voluttuosa fin dentro l’utero! È il modo migliore per provocare l’eiaculazione del suo sperma208.

EUGÉNIE (tutta tesa): Ah, non ne posso più! mi sento morire! Non m’abbandonate, amici miei, sto per venire!… (Se ne viene tra i due precettori.)

SAINT-ANGE: Bene, amica mia! come ti senti con tutto il piacere che ti abbiamo fatto provare?

EUGÉNIE: Sono morta, sono distrutta… non ce la faccio più!… Ma, vi prego, spiegatemi il significato di due parole che avete pronunciato e non comprendo; prima di tutto che vuol dire utero?

SAINT-ANGE: È una specie di vaso, a forma di bottiglia, il cui collo abbraccia il membro dell’uomo e riceve lo sperma prodotto nella donna dalla secrezione delle ghiandole, e nell’uomo dall’eiaculazione che poi ti faremo vedere; dall’unione di questi liquidi nasce il germe, che produce di volta in volta bambini o bambine.

EUGÉNIE: Ora capisco; la definizione mi spiega nello stesso tempo il termine sperma che prima non mi era ben chiaro. E l’unione dei semi è proprio necessaria per la formazione del feto?

SAINT-ANGE: Indiscutibilmente, sebbene sia provato nondimeno che il feto deve la sua esistenza esclusivamente allo sperma dell’uomo; espulso così, senza unirsi a quello della donna, certamente non ce la farebbe mai, ma il nostro serve soltanto a elaborarlo: non crea affatto, aiuta alla creazione senza esserne la causa. Molti scienziati moderni lo ritengono addirittura inutile; e per questo i moralisti, sempre guidati dalle scoperte di quelli, con molta verosimiglianza hanno concluso che un bambino, essendo creato dal sangue del padre, debba il suo affetto esclusivamente a lui. È un’affermazione abbastanza logica e, nonostante io sia una donna, non mi azzarderei troppo a contestarla.

EUGÉNIE: Io d’altronde sento nel mio cuore la prova di quel che tu dici, mia cara, perché amo mio padre alla follia e, al contrario, detesto mia madre.

DOLMANCÉ: Una preferenza che non ha nulla di straordinario: anch’io la penso allo stesso modo. Non mi ero ancora ripreso dalla morte di mio padre, quando persi mia madre e feci salti di gioia… La detestavo con tutto il cuore. Adottate senza timore questi sentimenti; sono una cosa naturale. Creati esclusivamente dal sangue dei nostri padri, non dobbiamo assolutamente nulla alle nostre madri; esse non hanno fatto altro, d’altronde, che offrirsi per quell’atto, quando il padre l’ha ritenuto opportuno; dunque è stato il padre a volere la nostra nascita, e la madre non ha fatto che acconsentire. Che diversità di sentimenti!

SAINT-ANGE: Mille ragioni in più sono in tuo favore, Eugénie. Se c’è una madre al mondo che deve essere detestata, è certamente la tua! Bisbetica, superstiziosa, beghina, brontolona… e di un puritanesimo ripugnante! Scommetto che una simile puritana non ha mai commesso un passo falso in vita sua… Ah, cara mia, come detesto le donne virtuose!… Ma ritorneremo sull’argomento.

DOLMANCÉ: Non sarebbe il caso, a questo punto, che Eugénie, guidata da me, imparasse a restituire quel che poco fa le avete fatto voi, e vi masturbasse sotto i miei occhi?

SAINT-ANGE: Acconsento e oltretutto lo ritengo utile; e durante l’esecuzione vorrete naturalmente vedere il mio culo, vero Dolmancé?

DOLMANCÉ: Potete dubitare, signora, del piacere col quale gli renderei omaggio?

SAINT-ANGE (presentandogli il sedere): Va bene così?

DOLMANCÉ: A meraviglia! In tal modo posso rendervi meglio quello stesso servizio con cui Eugénie si è trovata benissimo. Voi intanto, bellezza mia, mettetevi con la testa tra le gambe della vostra amica, e restituitele, con la vostra lingua, quei brividi di piacere che verrete provando. Quali? Ma evidentemente io avrò sottomano i vostri due culi e, mentre succhierò quello della signora, tasterò anche il vostro. Ecco… così… siamo uniti l’un l’altro.

SAINT-ANGE: (andando in estasi): Mi sento morire, sacriddio!… Dolmancé, come mi piace toccare la tua bella verga, mentre sborro!… Vorrei che m’inondasse di sperma!… Masturbatemi!… succhiatemi! cazzo perdio!… Ah, come mi piace fare la puttana, quando il mio sperma se ne viene così!… È finita, non ne posso più… M’avete proprio distrutta tutti e due… Credo di non aver goduto tanto in vita mia.

EUGÉNIE: E mi fa piacere esserne la causa! Ma senti, amica cara, proprio adesso hai usato un’altra parola di cui non capisco il significato. Che vuol dire puttana? Mi scuserai, ma come sai bene sono qui per istruirmi.

SAINT-ANGE: Bellezza mia, si chiamano così le vittime pubbliche del vizio degli uomini, sempre pronte a darsi per passione o per interesse; buone e rispettabili creature, che la società disprezza ma la voluttà esalta; assai più necessarie alla società delle puritane, hanno il coraggio di sacrificare, al suo servizio, la considerazione che questa società osa toglier loro ingiustamente. Viva le donne onorate da questo titolo! Quelle sì che sono donne veramente amabili, le uniche veramente filosofe. Quanto a me, mia cara, sono dodici anni che mi do da fare per meritare quel titolo, e ti assicuro che son ben lontana dal formalizzarmi, anzi mi diverto. C’è di più: mi piace che mi chiamino così quando mi fottono; è un’ingiuria che mi eccita.

EUGÉNIE: Lo capisco, mia cara! e non mi dispiacerebbe che chiamassero così anche me, anche se non merito ancora questo titolo. Ma la virtù non si oppone a questa cattiva condotta? Non l’offendiamo comportandoci in questo modo?

DOLMANCÉ: Ah, bando alle virtù, Eugénie! Esiste forse un solo sacrificio che si possa fare per certe false divinità, che valga un solo istante dei piaceri di cui godiamo recando loro oltraggio? Via! la virtù non è che una chimera, il cui culto consiste esclusivamente in sacrifici perpetui, in rivolte innumerevoli contro l’istinto della natura. Possono essere quindi spontanei certi sentimenti? È forse la natura a istigare un ostruzionismo? Non essere vittima di quelle donne che tu chiami virtuose, Eugénie! Non saranno magari le stesse nostre passioni di cui esse sono schiave, ma ne hanno altre, e spesso molto più disprezzabili… Hanno ambizione, orgoglio, interessi meschini, e a volte addirittura un temperamento così freddo che non desiderano assolutamente nulla. Vorrei proprio sapere cosa possiamo aspettarci da tipi simili! Non hanno forse seguito esclusivamente i sentimenti di un amore egoistico? Dunque è meglio, cioè più saggio, più opportuno, sacrificarsi in nome dell’egoismo o della passione? Per me, credo che l’uno valga l’altra; e chi ascolta soltanto quest’ultima voce ha certamente più ragione, perché si tratta dello strumento della natura, mentre l’altro non nasce che dalla meschinità e dal pregiudizio. Una sola goccia di sperma eiaculata da questo membro, Eugénie, mi è più preziosa delle azioni più sublimi d’una virtù che disprezzo.

(Tra gli interlocutori si è ristabilita la calma; le donne, rivestite delle loro vestaglie, si abbandonano sul canapé e Dolmancé accanto a loro su una gran poltrona).

 Leave a Reply

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

(required)

(required)

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.