Set 122016
 

MADAME DE SAINT-ANGE, IL CAVALIERE DE MIRVEL.

SAINT-ANGE: Buongiorno, Fratello. E Dolmancé?

IL CAVALIERE: Arriverà alle quattro in punto; pranziamo alle sette, dunque, come vedi, avremo tutto il tempo di conversare.

SAINT-ANGE: Lo sai, fratello mio, che mi pento un pochino della mia curiosità e di tutti i progetti oscuri programmati per oggi? In verità, amico mio, tu sei troppo indulgente; più cerco di essere ragionevole e più questa mia mente maledetta si irrita e diventa libertina: tu mi perdoni tutto e questo non fa altro che viziarmi… A ventisei anni, ormai dovrei essere devota, e invece sono una donna dissoluta ancora più che mai… Non hai idea di quel che mi passa per la testa, amico mio, di quello che vorrei fare. Figurati, pensavo che interessandomi solo alle donne, sarei divenuta saggia… che insomma concentrando i miei desideri sul mio stesso sesso, non sarei stata attirata più dal vostro; progetti fantasiosi, amico mio! Quei piaceri, di cui intendevo privarmi, sono tornati a tentare con più ardore il mio animo, e mi sono resa conto che quando una come me è nata per essere libertina, è del tutto inutile sognare e porsi un freno: ben presto viene travolta da tempestose passioni. Del resto, caro mio, sono un essere anfibio; amo tutto, mi diverto a tutto, voglio riunire in me ogni tipo di piacere! Ma confessalo, fratello mio, non è proprio una stravaganza la mia di voler conoscere un tipo come Dolmancé che, a quanto dici tu, in vita sua non è mai stato con una donna come normalmente fa un uomo, dato che è un sodomita per principio e non solo idolatra il proprio sesso, ma non cede al nostro se non alla speciale condizione di farlo godere in quel modo di cui è solito servirsi quando sta con gli uomini? Vedi, fratello, che bizzarra fantasia è la mia! Voglio essere il Ganimede di questo novello Giove, voglio godere dei suoi piaceri e delle sue dissolutezze, voglio essere la vittima dei suoi errori. Finora, lo sai bene, mio caro, mi sono data così soltanto a te, per compiacenza, o a qualche domestico che, pagato per farmi un simile servizio, non si prestava che per interesse; ma oggi non si tratta più di compiacenza o capriccio: è proprio il piacere che mi condiziona… Io noto una differenza così strana tra quanto finora mi ha reso schiava e quanto adesso mi renderà schiava di questa bizzarra mania, che voglio vederci chiaro. Descrivimi bene il tuo Dolmancé, te ne scongiuro, affinché possa conoscerlo bene ancor prima di vederlo qui; sai che lo conosco soltanto di sfuggita! Infatti sono stata con lui pochi minuti l’altro giorno quando l’ho incontrato in quella casa.

IL CAVALIERE: Eh, sorella mia, Dolmancé è vicino ai trentasei anni! È alto, un fisico bellissimo, due occhi molto vivi e spirituali, ma qualcosa di duro e maligno si delinea, nonostante tutto, nei suoi lineamenti; ha i denti più belli del mondo, ma anche una certa indolenza nel portamento, senza dubbio per quella sua abitudine di prendere tanto spesso atteggiamenti effeminati. È di una estrema eleganza ed ha un modo d’esprimersi raffinato che rivela ingegno e, principalmente, una mentalità da filosofo.

SAINT-ANGE: Non crederà mica in Dio?

IL CAVALIERE: Ma che dici? È l’ateo più famoso, l’uomo più immorale… È la corruzione personificata, l’individuo più perverso e scellerato che possa esistere al mondo.

SAINT-ANGE: Oh, com’è eccitante! L’amerò alla follia un tipo simile! E quali sono i suoi gusti, fratello mio?

IL CAVALIERE: Capisci bene che i piaceri omosessuali gli sono cari sia in forma attiva che passiva; ama soltanto gli uomini nei suoi piaceri, e se a volte, nondimeno, acconsente ad andare con le donne, lo fa a condizione che esse siano compiacenti da cambiar sesso con lui. Gli ho parlato di te, e l’ho messo in guardia sulle tue intenzioni; lui accetta, ma, a sua volta, vuole che restino chiare certe condizioni. Cara sorella, stai al gioco, altrimenti lui rifiuterà senza tante storie: «Con vostra sorella», sostiene lui, «mi concederò una licenza… una scappatella di cui non ci si macchia che raramente e con grandi precauzioni».

SAINT-ANGE: Macchiarsi!… precauzione!… Mi fa impazzire il modo d’esprimersi di certe raffinate persone! Anche noi donne usiamo parole singolari che indicano, come quelle, il profondo orrore da cui sono pervase per tutto quanto esula dalla norma generale… E dimmi un po’, mio caro, ha posseduto anche te? Credo proprio che il tuo fisico delizioso e i tuoi vent’anni attirino un tipo simile!

IL CAVALIERE: Non ti nasconderò affatto le mie stravaganze con lui: sei di vedute troppo larghe per biasimarle. In effetti a me piacciono le donne, ma non dico di no a certi bizzarri piaceri, se viene a propormeli un bell’uomo. Eh, in certi casi mi scateno! Sono ben lontano da quella ridicola tracotanza che fa credere a noi giovani damerini che bisogna rispondere a bastonate a simili proposte; non è certo l’uomo il padrone delle sue tendenze! Quindi bisogna compatire quelli che le hanno strane, ma non per questo disprezzarli: il loro è un torto di natura; essi non erano padroni di venire al mondo con tendenze diverse più di quanto non lo si è, in genere, di nascere storpi o sani. Un uomo, quando rivela a voi donne il desiderio di possedervi, dice forse qualcosa di sgradevole? No, senza dubbio; vi fa soltanto un complimento; perché mai rispondergli con ingiurie e insulti? Possono pensarla così solo gli sciocchi: un uomo ragionevole non parlerà mai in maniera diversa dalla mia; però il mondo è pieno di banali imbecilli che credono dipenda dal loro interesse o meno trovare le donne disposte ai piaceri, e viziati da questo, sempre gelosi di quanto possa costituire una minaccia ai loro diritti, s’immaginano di essere i Don Chisciotte di certi diritti naturali, brutalizzando quelli che non glieli riconoscono completamente.

SAINT-ANGE: Dammi un bacio, amico mio! Se tu non la pensassi in questo modo, non saresti mio fratello. Ma ti scongiuro, un po’ di particolari fisici di quest’uomo! Parlami dei piaceri che si prende con te!

IL CAVALIERE: Dolmancé era venuto a sapere da un mio amico del fatto che io ho, come tu sai bene, un membro notevole, e così convinse il marchese di V. a invitarmi a cena con lui. Una volta là, dovetti esibirmi; da principio pensai che si trattasse più che altro di curiosità, ma poi mi misero davanti un culo bellissimo supplicandomi di ficcarlo dentro, e mi resi conto chiaramente che la cosa gli piaceva proprio. Misi in guardia Dolmancé su tutte le difficoltà dell’impresa; ma nulla l’intimorì. «Sono a prova di montone», mi disse, «e voi non avrete neanche l’onore di essere l’uomo più temibile che abbia rotto questo culo che vi offro!». Il marchese stava là, e c’incoraggiava palpeggiando, tastando e baciando tutte le parti scoperte dei nostri corpi. Sono pronto, infine… ma voglio per lo meno andarci cauto! «Attenzione!», fa il marchese, «vi togliereste la metà delle sensazioni che Dolmancé si aspetta da voi; lui vuole che lo spacchiate… vuole che lo squarciate!». «E sarà soddisfatto!», dico io buttandomi alla cieca in quell’abisso… Forse, sorella mia, credi che abbia sofferto parecchio?… Macché! questa verga, enorme com’è, non è andata a scomparire là dentro senza un minimo d’esitazione? Ero là che toccavo il fondo delle budella di quel pederasta207 e sembrava che lui neppure mi sentisse. Lo trattavo con tenerezza e quello provava un gran piacere; si dimenava e mi parlava dolcemente. Allora tutto questo fece godere anche me, e lo inondai. Appena uscii fuori, Dolmancé si girò verso di me tutto eccitato, rosso come una baccante: «Vedi in che stato m’hai ridotto, caro cavaliere?», mi disse mostrandomi una verga dura ed eretta, molto lunga, di almeno sei pollici di circonferenza. «Ti scongiuro, amore mio! degnati di far la parte della donna dopo esser stato il mio amante, e che io possa dire di aver goduto tra le tue divine braccia di tutti i piaceri che amo appassionatamente!». Facilmente mi concessi all’uno e all’altro; infatti il marchese, togliendosi i calzoni davanti a me, mi scongiurò di voler sostenere ancora un po’ con lui la parte dell’uomo, mentre facevo da donna per il suo amico; lo trattai come Dolmancé, che rendendomi centuplicati i brividi di piacere di cui io riempivo il nostro aggregato, ben presto inondò il fondo del mio culo di quel liquido incantevole con cui io, quasi nello stesso istante, innaffiavo il culo di V.

SAINT-ANGE: Che piacere enorme avrai provato, fratello mio, stando così tra quei due! Dicono che sia meraviglioso!

IL CAVALIERE: È indubitato, angelo mio, che si tratta della posizione migliore; ma hai voglia a dire! Sono piaceri balordi! Preferisco senz’altro le donne!

SAINT-ANGE: Benissimo! e per ricompensare la tua cortese preferenza, amore mio caro, oggi ti riserverò una fanciulla vergine, più bella dell’Amore.

IL CAVALIERE: Come! viene Dolmancé… e tu gli fai trovare una ragazza insieme a te?

SAINT-ANGE: Ma è per educarla! È una fanciulla che ho conosciuto in convento l’autunno scorso, quando mio marito era alle terme. Là non abbiamo potuto far nulla, non avevamo il coraggio con tante persone che ci guardavano, ma ci siamo ripromesse di stare insieme appena possibile; tutta presa da questo desiderio, pur di soddisfarlo ho fatto anche conoscenza con i suoi genitori. Il padre è un libertino e… lo tengo in pugno. Così la fanciulla sta per arrivare, l’aspetto da un momento all’altro; trascorreremo due giorni insieme… due giorni deliziosi; l’occupazione preferita sarà l’educazione di questa fanciulla. Dolmancé e io ficcheremo nella sua graziosa testolina tutti i principii del libertinaggio più sfrenato; la faremo ardere delle nostre passioni, la nutriremo con la nostra filosofia, le ispireremo i nostri stessi desideri, e siccome voglio unire un po’ di pratica alla teoria e attuare ogni cosa man mano che se ne discute, ho destinato te, fratello mio, alla raccolta dei mirti di Citera e Dolmancé a quella delle rose di Sodoma. Avrò due piaceri insieme, quello di godere io stessa di certe criminose voluttà e quello d’insegnarle, facendone venir la voglia a quell’amorevole innocente che attiro nelle nostre reti. Allora, cavaliere, ti pare o no un progetto degno della mia fantasia?

IL CAVALIERE: Solo tu potevi pensare una cosa simile; sorella mia, è qualcosa di divino! e ti prometto che incarnerò a meraviglia lo splendido ruolo che mi hai affidato. Che spudorata! come godi al pensiero di educare questa fanciulla! Per te è un piacere corromperla e far seccare tutti i semi di virtù e religione che le sparsero nel cuore le sue istitutrici! A esser sincero, mi sembra proprio una canagliata.

SAINT-ANGE: Ah, sta’ tranquillo che m’impegnerò pur di pervertirla, annullando e travolgendo in lei tutti i falsi principii morali con cui l’avrebbero già potuta intontire! In due giorni la farò più scellerata di me… altrettanto empia… altrettanto corrotta. Dillo a Dolmancé, prima che arrivi, affinché il veleno delle sue immoralità, circolando in quel giovane cuore insieme a ciò che v’inietterò io, provveda a spazzar via in pochi istanti tutti quei semi di virtù che potrebbero altrimenti riprodursi.

IL CAVALIERE: Non avresti potuto trovare un uomo migliore: l’irreligione, l’empietà, l’inumanità, il libertinaggio scaturiscono dalle labbra di Dolmancé, come l’unzione mistica da quelle del celebre arcivescovo di Cambrai; è il seduttore più tremendo, l’uomo più corrotto, il più pericoloso… Ah, mia cara amica, la tua allieva si affidi all’istitutore, e ti garantisco che sarà presto perduta.

SAINT-ANGE: Non sarà una cosa lunga; so che è ben predisposta…

IL CAVALIERE: Piuttosto, cara, non hai paura dei suoi genitori? Se questa fanciulla, tornando a casa sua, riferisse tutto?

SAINT-ANGE: Nessuna paura; ho sedotto il padre… lo tengo in pugno. Devo dirtelo? Mi sono data a lui perché chiudesse un occhio; lui ignora i miei piani, ma non oserà mai conoscerli… Lo tengo in pugno.

IL CAVALIERE: Maniere forti le tue!

SAINT-ANGE: Sono quelle che occorrono per stare tranquilli.

IL CAVALIERE: Ti prego, dimmi che tipo è la fanciulla!

SAINT-ANGE: Si chiama Eugénie; è figlia di un certo Mistival, uno dei più ricchi negozianti della capitale e che ha circa trentasei anni; la madre ne ha al massimo trentadue e la figlia quindici. Quanto libertino è Mistival, tanto devota è sua moglie. È difficile, amico mio, farti un ritratto di Eugénie; non ne sono capace. Ti basti il fatto che certamente nessuno di noi due ha mai visto al mondo qualcosa di così delizioso.

IL CAVALIERE: Se non puoi farmi un suo ritratto, fammi almeno uno schizzo! sapendo all’incirca con chi sto per fare l’amore, riempirò meglio la mia immaginazione dell’idolo a cui devo sacrificarmi.

SAINT-ANGE: Dunque amico mio; ha capelli castani e così lunghi che le coprono le natiche e a stento riescono a star legati. Il suo colorito è di un candore luminoso, il naso un po’ aquilino, gli occhi neri come l’ebano e così ardenti… Amico mio, è impossibile resistere a quegli occhi!… Non immagini neppure tutte le follie che m’hanno fatto compiere!… Se vedessi che graziose sopracciglia l’incoronano!… che palpebre interessanti li custodiscono!… E una bocca così piccola! e certi denti superbi! e tutto poi di una freschezza!… Una caratteristica della sua bellezza è la maniera elegante con cui la sua testolina è disposta sulle sue spalle, con quell’aria di nobiltà che ha quando la gira… Eugénie è alta per la sua età; le si darebbero diciassette anni; la sua figura è elegante, fine, il suo petto delizioso… Due mammelle, ti dico… le più belle del mondo!… Si riesce a stento a coprirle con la mano, così dolci… fresche… bianche!… Quante volte m’hanno fatto impazzire a furia di baciarle! E avessi visto come si eccitava sotto le mie carezze… come i suoi occhioni mi rivelavano lo stato del suo animo!… Amico mio, non so com’è il resto. Se devo giudicare da quel che conosco, l’Olimpo non ha mai avuto una dea simile… Ma sento che arriva… Lasciamoci; esci dalla parte del giardino così non l’incontri… E sii puntuale all’appuntamento.

IL CAVALIERE: Stai tranquilla che con il quadro che m’hai fatto, sarò puntualissimo… Ma, cielo! uscire… lasciarti nello stato in cui sono!… Addio, sì… ma un bacio… soltanto un bacio, sorella mia, per soddisfarmi almeno fino all’ora dell’appuntamento! (Lei lo bacia, gli tocca la verga attraverso i calzoni, e il giovane esce in fretta.)

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