Feb 162016
 

Lettera seconda

Signora,

se ho rinviato a ora il seguito della mia storia, è stato solo per permettermi di prendere un po’ di respiro, non senza sperare che lei mi avrebbe sollevata dal peso di continuare una confessione che, per la mia dignità, è così dolorosa da sopportare.

Immaginavo, infatti, che si sarebbe stancata della monotonia delle mie vicende ed espressioni, che sono legate sempre allo stesso soggetto, pur variato in forme e modi, e la ripetizione delle stesse immagini è inevitabile, delle stesse figure ed espressioni, con l’ulteriore inconveniente di aumentare il disgusto per le parole “gioie”, “ardori”, “eccitazione”, “estasi”, e altri termini simili così congeniali alla pratica del piacere, che appiattiscono e perdono molto del loro spirito ed energia per la frequenza con cui è indispensabile ripeterle in una narrazione in cui la pratica è alla base. Devo pertanto affidarmi al candore del suo giudizio nella considerazione dello svantaggio in cui mi trovo, e lascio alla sua immaginazione e sensibilità il piacevole compito di porvi rimedio, intervenendo laddove le mie descrizioni siano deboli o incomplete: la prima le permetterà di figurarsi senza fatica le immagini che le presenterò, la seconda aggiusterà i colori laddove siano opachi o sbiaditi dall’eccessivo utilizzo.

Quello che mi dice per incoraggiarmi in merito alla difficoltà di continuare in un tale sforzo, in una mediocrità temperata da espressioni rozze e volgari, ridicole metafore e circonlocuzioni affettate, è molto ragionevole e gentile, e mi offre ampie giustificazioni per aver soddisfatto una curiosità pagando un prezzo così elevato.

Riprendendo da dove ero rimasta, forse ricorderà che era sera inoltrata quando arrivai al mio nuovo appartamento, e la signora Cole, dopo avermi aiutata a sistemare le mie cose, trascorse la serata da me per cenare insieme, cogliendo l’occasione per darmi consigli e istruzioni in merito alla mia nuova situazione professionale, poiché passavo da una condizione di donna di piacere privata a pubblica, diventando merce più generica, con tutti i vantaggi necessari di mettere la mia persona in vendita, per interesse, per piacere, o entrambi. La signora Cole osservò che, siccome ero una faccia nuova in città, per una misteriosa regola di mercato, avrei dovuto farmi passare per una vergine e comportarmi come tale, senza pregiudizi e perdite di tempo, poiché ella riteneva non ci fosse niente di peggio che perdere tempo prezioso. Intanto lei avrebbe fatto del suo meglio per trovare una persona adatta e avrebbe gestito di persona la faccenda, ammesso che io accettassi il suo aiuto e consiglio a tale scopo, perché la perdita di una verginità fittizia avrebbe portato gli stessi vantaggi della perdita di quella vera.

Poiché all’epoca, lo confesso a mio discapito, non disponevo di una grande delicatezza di sentimenti, forse accettai un po’ troppo a cuor leggero una proposta che il candore e l’ingenuità mi avrebbero invece spinta a ripudiare, solo per non contraddire le intenzioni di colei alla cui guida mi ero affidata completamente. La signora Cole, infatti, forse per certe strane e inspiegabili simpatie che nascono tra donne, si guadagnò in fretta la mia fiducia. Da parte sua, mi mentì dicendo che il motivo per cui si occupava con così tanta premura di me era perché assomigliavo moltissimo alla sua unica figlia che aveva perso quando aveva la mia età. Esistono tenui motivi di attaccamento che, rinforzati dall’abitudine, si sono dimostrati molto più solidi e duraturi di quelli che avevano basi più consistenti; tuttavia, lo so bene, nonostante l’avessi vista solo qualche volta nel mio appartamento, quando ancora vivevo con il signor H…, per vendermi articoli da modista, un poco alla volta si era insinuata fino al punto in cui era diventata la mia confidente, persona di cui mi fidavo ciecamente, arrivando ad amarla e rispettarla. E, a onor del vero, ella dimostrò sempre un sincero affetto e interesse nei miei confronti, come di rado accade di ricevere a chi pratica la mia professione. Quella sera ci lasciammo dopo aver concluso un accordo perfetto e senza riserve. La mattina seguente la signora Cole venne da me e mi portò a casa sua per la prima volta.

Lì, a prima vista, trovai che tutto aveva un aspetto decente e ordinato.

Nel salottino esterno, o per meglio dire nel negozio, erano sedute tre giovani donne piuttosto impegnate in lavori di modisteria, la copertura per traffici di ben altra merce. Tre creature più belle difficilmente potevano esistere: due di loro erano bionde ed eteree, la più grande non aveva più di diciannove anni; la terza, più o meno della stessa età, era una seducente brunetta con occhi neri e brillanti, la cui armonia delle forme e dei lineamenti non aveva nulla da invidiare alle sue compagne. I loro abiti erano perfetti per l’ambiente, semplici ed eleganti, come una sorta di uniforme. Le tre ragazze costituivano il piccolo gregge che la mia padrona addomesticava con sorprendente abilità, considerato lo spirito di ribellione delle giovani una volta introdotte alla vita dissoluta. In effetti non aveva mai tenuto in casa nessuna ragazza che, dopo aver ricevuto la dovuta educazione, si fosse rivelata intrattabile o disobbediente. Pertanto aveva creato una piccola famiglia, in cui i membri trovavano un ragionevole tornaconto in una rara alleanza di piacere e interesse, dove a una necessaria parvenza di decenza si accompagnava un segreto e sfrenato libertinaggio. La signora Cole le aveva infatti scelte per il loro carattere oltre che per la bellezza, in modo da poterle gestire con facilità nel suo e nel loro interesse.

A quelle ragazze, che aveva già preparato, mi presentò come una nuova inquilina alla quale svelare subito ogni segreto della casa. Le affascinanti creature mi accolsero con tutti gli onori, mostrandosi perfettamente a loro agio con la mia bellezza, cosa che di rado accade fra persone del nostro sesso: esse, infatti, erano state educate ad abbandonare ogni forma di gelosia o competizione per il bene comune, quindi mi consideravano una socia che avrebbe contribuito a un non disprezzabile incremento degli affari della casa. Si affollarono intorno a me per guardarmi meglio da ogni prospettiva, e il mio ingresso in quella gioiosa brigata diventò un piccolo motivo di festa che gli fece tralasciare per un po’ il loro lavoro di copertura. La signora Cole mi affidò con particolari raccomandazioni alle loro cure, quindi uscì per sbrigare le solite incombenze.

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