Gen 112016
 

Quando entrambi ci fummo ripresi dall’inebriamento, e il giovane amante ebbe ritratto il suo delizioso dilatatore, con il quale aveva annegato ogni mio desiderio di vendetta nel piacere puro, il passaggio ferito e allargato rilasciò un fiotto di liquido perlaceo che scese giù per le mie cosce, mescolato a striature di sangue, segno della furia di quella sua mostruosa macchina, che aveva trionfato sulla mia seconda verginità. Con il fazzoletto mi tamponai e asciugai, mentre lui si ricomponeva e si abbottonava.

Lo feci sedere accanto a me, e lui, incoraggiato da quell’estrema intimità, mi diede un ulteriore piacere, in una spontanea esplosione di gratitudine e gioia per la nuova prospettiva di beatitudine che gli avevo aperto: non aveva mai conosciuto prima di allora quel simbolo misterioso, quella fessura che contraddistingue le donne, e che nessuno più di lui era qualificato per penetrare, o per rendergli tanta giustizia. Ma, da certi movimenti delle sue mani irrequiete che vagavano libere, mi accorsi che egli desiderava soddisfare una curiosità, abbastanza naturale, di vedere e toccare quelle parti che attraggono e concentrano la più vivida immaginazione. Compiaciuta di poterlo assecondare nei suoi giovani desideri, gli concessi di fare di me quello che voleva, senza controllo alcuno.

Leggendo nei miei occhi il pieno consenso, appagò se stesso quanto me: infatti, dopo aver insinuato le mani sotto la veste, la sollevò leggermente, rimuovendo ogni ostacolo che gli impedisse di appagare la vista, dietro il favore di mille baci che egli, forse, riteneva necessari per distrarre la mia attenzione da ciò che stava combinando lì sotto. Con la veste arrotolata sulla vita, mi sollevai sul divano in una posizione che gli favorisse la piena visione dell’intera regione del piacere e dei suoi sontuosi paesaggi. Il giovane, eccitato, divorava ogni cosa con lo sguardo, e cercava con le dita di aprire ancor più alla vista i segreti di quelle deliziose e scure profondità: aprì le labbra piegate, la cui morbidezza accoglie qualsiasi corpo rigido e lo racchiude, impedendone la vista; poi incontrò una tenera e carnosa escrescenza che, molle e rilassata dopo il godimento, ora cresceva al tocco delle sue dita infuocate, sempre più rigida e consistente, fino a che il titillamento di quella parte così sensibile mi fece sospirare, come se mi avesse ferita. Lui allora ritirò subito le dita curiose e indiscrete, chiedendomi scusa con un bacio che non fece che aumentare l’ardore.

La novità scaturisce sempre le impressioni più forti, specie quando si tratta del piacere: non meraviglia, pertanto, che il giovane fosse rimasto estasiato dalla contemplazione di cose così interessanti per natura, che ammirava e toccava per la prima volta. Da parte mia, fui ripagata con generosità per il piacere che gli concessi, nell’esaminare il potere di quegli oggetti che gli si offrivano, nudi e disponibili ai più dissoluti desideri dell’inesperto giovane: i suoi occhi sputavano fuoco, le guance rubiconde, i frequenti sospiri mentre le sue mani strizzavano, aprivano e palpavano in modo compulsivo le labbra e i bordi della carnosa ferita, o mentre giocherellava con il cespuglio che la circondava. Tutto in lui annunciava il tripudio di piacere per quella scoperta. Ma non abusò molto della mia pazienza, poiché gli oggetti lì davanti a lui avevano rimesso in moto quella formidabile macchina, che ora lasciava scatenare puntando direttamente alla bocca delle labbra prominenti che gli offrivano una dolce sfida. Quindi, strizzò il glande guidandolo con rinnovata foga e irruppe colmando l’intero passaggio di quel condotto del piacere, dove imperversò di nuovo, penetrando fino in fondo con tale impeto che solo una nuova infusione delle fiamme di quella macchina poteva placare nel momento in cui raggiunse il livello di guardia.

Ero così spossata e ammaccata dopo la lotta immane che riuscivo a malapena a distendermi o sollevarmi, e giacqui palpitante finché il fermento dei miei sensi non andò mitigandosi e non giunse l’ora in cui fui costretta a congedare il mio giovane. Quando lo informai con delicatezza che era necessario separarci, provai un grande dispiacere, poiché sembrava fosse sul punto di rientrare in azione. Ma continuare era troppo rischioso, e dopo alcuni baci appassionati, accompagnati da raccomandazioni sulla sua discrezione, mi costrinsi a mandarlo via, non prima di averlo rassicurato che ci saremmo rivisti il prima possibile, e gli misi una ghinea in mano. Non di più, poiché un’eccessiva disposizione di denaro da parte sua poteva attirare dei sospetti, e io avevo tutto da temere dal pericolo dell’indiscrezione dell’età, infatti i giovanotti sarebbero irresistibili, troppo affascinanti, se non soffrissero di quel terribile difetto.

Stordita e intossicata com’ero da una tale abbuffata di piacere, rimasi supina sul divano, a godere del delizioso torpore diffuso in tutto il corpo, compiaciuta con me stessa per aver vendicato il mio cuore proprio con la stessa moneta con cui ritenevo di essere stata oltraggiata. Non mi sfiorò mai il pensiero delle possibili conseguenze, né fui colta da rimorso per essere entrata a pieno titolo, con quel passo, in una professione più criticata che desueta. Se lo avessi fatto, sarei stata ingrata nei confronti del piacere che mi aveva procurato, e poiché ormai avevo compiuto il salto, pensai di affogare la vergogna e il pentimento immergendo la testa e le orecchie nella corrente che mi stava trascinando via.

Ero ancora in preda alle mie lodevoli disposizioni, sussurrando a me stessa una specie di tacito voto di incontinenza, quando entrò il signor H… La consapevolezza di quello che avevo appena fatto mi fece arrossire ancora di più le guance, avvampate dal calore della recente attività, al punto che, complice anche l’aspetto provocante del mio déshabillé, il signor H… mi guardò con un trasporto di cui volle darmi prova con impeto così improvviso che mi fece temere di essere scoperta, per le condizioni in cui erano rimaste quelle parti dopo la recente e tumultuosa attività: l’orifizio dilatato e infiammato, le labbra gonfie per l’inusuale distensione, i riccioli disordinati e appiccicati dal liquido che li aveva bagnati. In breve, condizioni insolite che sarebbero passate difficilmente inosservate a un uomo con la malizia e l’esperienza del signor H… Ma la mia astuzia di donna mi venne in soccorso: finsi di accusare una violenta emicrania e qualche linea di febbre, che mi indisponeva troppo per ricevere i suoi abbracci. Egli mi credette e mi lasciò stare. Poco dopo entrò un’anziana signora, molto a proposito, che mi diede un’ulteriore scusa per la confusione in cui mi trovavo, e il signor H…, dopo essersi raccomandato di prendermi cura di me stessa e di riposare, mi lasciò sola, sollevandomi con la sua assenza.

Quella sera feci un bagno caldo aromatizzato con sali a base di certe erbe che mi rinfrancò, restituendomi alla mia forma migliore nel corpo e nello spirito.

 Leave a Reply

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

(required)

(required)

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.